DALLA DIOCESI - In questa penultima settimana prima dell’assemblea diocesana di AC offriamo un riflessione sull’esperienza associativa degli adulti.
Innanzitutto il laico di AC è un adulto nella fede. La vita secondo lo Spirito è il fondamento di quello che si vuole essere come cristiani, tanto più come laici, ancor di più come laici di AC. Dobbiamo coltivare intensamente questa dimensione della nostra vita, del nostro servizio alla Chiesa e al mondo.
L’esperienza che in qualche modo ci caratterizza è quella di darsi una "regola" di vita spirituale, fatta di cose semplici, a misura di ciascuno. Sembrerebbe una contraddizione che un laico abbia una "regola". Ma c’è un’unica ragione che ci fa dire che vale la pena darsi una "regola": la complessità del tempo che stiamo vivendo, lo schiacciamento che subiamo nell’accelerazione che la vita spesso ci impone, richiedono una capacità di fare sintesi, di andare all’essenziale e a darci del tempo, tempo per lo Spirito. Queste sono le ragioni di una "regola" di vita spirituale per il laico di AC.
Il laico di AC è un adulto in formazione. Un aspetto importante riguarda la formazione, programmata, costante ed esigente, su tutti gli aspetti che ci riguardano: vita personale, familiare, associativa, ecclesiale, sociale. La formazione non è un optional tra i tanti del guidare tra le strade di questo nostro mondo, della nostra comunità, della nostra Chiesa. La differenza che ci caratterizza come laici adulti di AC è data da una formazione esigente, è un’esigenza imprescindibile perché ci riteniamo non persone statiche, ma persone in cammino. Il peso della nostra scelta formativa sta nella logica dei "percorsi".
Parliamo spesso di vivere un cammino come credenti, tanto più come laici e laici di AC, dobbiamo essere convinti di darci un "percorso", di dare una strada alla nostra formazione. Di esigere una formazione nelle parrocchie, per noi e per chi vive da laico la comunità ecclesiale. Trovare luoghi di confronto, trovare un luogo di discernimento e di lettura dei "segni dei tempi".
Il laico adulto di AC ha a cuore l’educazione, per sé innanzitutto e per le giovani generazioni di ragazzi, giovanissimi, giovani. Anche questa è una scelta che riguarda tutti gli adulti, perché tutti devono sentire il compito di annunciare l’esperienza che hanno vissuto.
Perché un laico adulto di AC deve avere a cuore le giovani generazioni? Innanzitutto dobbiamo stare stabilmente in ascolto e in dialogo con i giovani. Oggi la crescita personale non passa solo per motivi anagrafici o perché l’esperienza ci fa essere più adulti. Oggi la crescita personale trova anche altre dimensioni e forse la nostra crescita personale come adulti possiamo chiederla proprio ai giovani. Quante volte ci è capitato di capire delle piccole-grandi verità nel dialogo con i ragazzi, giovanissimi e giovani? Un secondo aspetto importante: bisogna dare stabilità a questo dialogo, non relegarlo all’improvvisazione.
Il laico adulto di AC è a servizio della società civile, perché ha nel proprio dna il collegare gli "e-e" della vita: fede e vita, chiesa e mondo, comunità cristiana e comunità civile. Il paradosso del cristiano descritto dalla lettera a Diogneto ci dice anche che il nostro compito è legato molto alla vita della comunità, al rapporto con i nostri pastori, al costruire uno stile di collaborazione per la comunità dei credenti, necessita continuamente di pensare e collegare il tutto alla vita nella società, nel mondo che ci circonda.
Qual è la differenza per un laico di AC? Possiamo dire che è molto sottile il nostro compito. E’ quello di tendere ad avere sempre un’attenzione concreta alla dimensione partecipativa della vita nella quotidianità. Dobbiamo insomma ridurre le distanze tra vita di chiesa e la vita nella società. Noi sappiamo che è paradossale che tanto più viviamo nella nostra comunità parrocchiale, nella nostra Chiesa, tanto più dobbiamo riempire il nostro impegno nella società, facendo quello sforzo di amare sino in fondo l’essere cittadini di un Paese, del nostro Paese, della nostra Europa, della nostra Terra. Noi dobbiamo credere che proprio nei condomini, nei paesi, nelle città, proprio lì si annuncia l’Evangelo della dignità di ogni donna e di ogni uomo, di ogni bambino, ragazzo, giovane, adulto, famiglia. E non ci stancheremo mai di ricercare nelle relazioni con le persone che incontriamo e magari che non la pensano come noi, quei frammenti di Vangelo e di buona notizia. Abbiamo imparato grazie all’Azione cattolica che laicità e fede possono stare insieme: abbiamo così scoperto con gioia che per vivere la fede non c’è da abitare altrove se non dove già siamo, nei luoghi di tutti, al modo di tutti, eppure con quella possibile eccedenza del Vangelo.
Forse in questo tempo di crisi dobbiamo lottare molto affinché la giustizia, il rispetto dell’altro, il bene comune, la pace diventino patrimonio dei miti, non dei furbi, e questo è una delicatezza che l’Azione Cattolica e gli adulti devono sempre avere a cuore.