SAN MINIATO - L' Azione Cattolica, i giovani, il cammino della diocesi: questi i temi che mons. Migliavacca ha trattato questa settimana in questa intevista a La Domenica:
Eccellenza, l’Ac diocesana è a un momento importante della sua vita associativa con il rinnovo del Consiglio e dei responsabili di settore: come sta seguendo questo percorso?
«Parteciperò alla giornata dedicata all’Assemblea diocesana e sarà l’occasione per condividere la mia riflessione sull’AC in diocesi e per vivere insieme l’Eucaristia che dà il senso più vero del servire e del partecipare nella Chiesa.
Sto seguendo il cammino preparatorio incontrando alcune delle figure dei responsabili e degli assistenti e partecipando ad alcuni momenti associativi, come è stato in occasione della marcia della pace dell’ACR a Perignano. L’assemblea diocesana è momento vitale e decisivo del cammino di AC: si vive lo sguardo al cammino fatto e insieme si definiscono linee programmatiche per il futuro. Dall’Assemblea scaturisce anche il nuovo Consiglio diocesano, quindi le diverse presenze di laici, giovani ed adulti, disponibili ad assumersi una responsabilità. Sono grato a quanti servono e dedicano il loro tempo per l’AC».
A Pavia lei è stato per molti anni assistente di Ac, che cosa si ricorda di quel periodo?
«Ho avuto la fortuna e l’opportunità di vivere ruoli diversi come assistente: l’ACR da giovane prete, poi assistente del settore giovani, in seguito assistente unitario e per due trienni assistente regionale del settore giovani. Prima ancora ricordo che facevo parte dell’ACR da ragazzo al mio paese, Binasco, dove poi ero stato anche eletto nel consiglio parrocchiale di AC.
L’esperienza di AC mi ha dato l’opportunità di sperimentare fin da giovane prete la ricchezza della collaborazione e della condivisione con i laici. L’associazione è una realtà dove il prete svolte un ruolo importante, educativo anche verso i più giovani, animatore dei diversi carismi, ma insieme deve imparare ad ascoltare, camminare con altri, saper prendere decisioni non da solo, ma nel confronto con i laici. E’ una grande scuola di Chiesa, di partecipazione, di servizio. Come rettore del seminario a Pavia si è cercato di far conoscere l’AC ai seminaristi sia con alcuni incontri formativi in seminario sia con la partecipazione ai campi scuola: è sicuramente importante che un seminarista conosca da vicino l’associazione e poi possa da prete promuoverne la presenza in parrocchia, al di là delle proprie personali sensibilità. Inoltre un ricordo molto vivo è quello dei campi scuola estivi che si vivevano al Passo del Tonale. Bellissimi campi con l’ACR, gioco notturno nel bosco, preghiera e canti, camminate sui monti… I campi scuola sono esperienze affascinanti ed indimenticabili. In AC sono nate tante belle amicizie, ancora vive e forti. L’amicizia con i vari vicepresidenti dei settori e anche con chi è stato presidente diocesano, i legami nati grazie agli incontri nelle parrocchie. Porto nel cuore tanti volti e vari incontri che ancora mi arricchiscono.
Infine ho vissuto un tempo affascinante e insieme difficile dell’AC, soprattutto negli anni di presidenza nazionale di Paola Bignardi. La presidente, a cui va tanta gratitudine, ha promosso e accompagnato in AC un importante cammino di rinnovamento e di riforma che ci ha aiutato a scoprire il ruolo associativo e la bellezza di servire la Chiesa come Azione cattolica, nel nostro tempo e nel nostro Paese. Certamente sono stati anni in cui si sono ridotti i numeri degli associati e le occasioni di presenza dell’associazione, ma non è venuta meno la passione di chi tanto ha dedicato per la vita dell’azione cattolica. I vescovi di allora, mons. Volta e poi mons. Giudici hanno sempre in modo molto convinto sostenuto il cammino di AC in diocesi e questo è stato di grande importanza».
Qual’ è, secondo lei, lo specifico carisma che quest’associazione ha anche rispetto alle altre realtà ecclesiali di San Miniato?
Ogni aggregazione laicale, movimento, associazione, gruppo ha un proprio carisma, un proprio posto nella Chiesa e nella comunità diocesana e va scoperto come ricchezza, come dono, come presenza da valorizzare, benedire e promuovere. Colgo l’occasione per dire una parola di ringraziamento a tutte le aggregazioni ecclesiali presenti in diocesi e che la rendono così viva e vivace.
L’azione cattolica di cui già il Concilio Vaticano II parla e che di nuovo sceglie come associazione essenziale per il cammino di Chiesa, la cui storia viene da molto lontano, è l’unica associazione riconosciuta dai vescovi che ha come carisma la missione propria della Chiesa particolare. Significa che l’AC non ha un proprio programma da perseguire ma, in collaborazione con i pastori, serve il fine primario della Chiesa, la sua missione, la sua pastorale. E’ l’associazione che si affianca e accompagna il cammino concreto della Chiesa nella sua collocazione diocesana, in comunione con il vescovo.
In particolare è proprio dell’AC un compito formativo: essa deve contribuire alla formazione dei laici perché ci siano nella comunità laici maturi. Inoltre l’AC ha un compito apostolico: si tratta appunto di lavorare per la missione della chiesa che è la pastorale ordinaria della diocesi.
Tenendo conto di questo orizzonte l’AC ha poi una propria metodologia, strumenti, esperienza, attenzione alla promozione dei laici che la rende una presenza ricca ed efficace.
È molto importante, si può comprendere, il legame diocesano e anche la presenza dell’AC nelle singole parrocchie: solo così può efficacemente promuovere una formazione e attivarsi per la missione apostolica.
Infine va ricordata la specificità del tesseramento: si chiede di associarsi all’associazione aderendo con una tessera. Questo mette in luce la dimensione associativa che è un valore aggiunto, una ricchezza nel vivere il proprio essere cristiani nella comunità.
Così diceva all’AC papa Francesco nell’udienza del 3 maggio 2014: “Andare. Mai un’azione cattolica ferma, per favore! Andare per le strade delle vostre città e dei vostri Paesi, e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere e, per questo la vostra vita è cambiata: si può vivere da fratelli, portando dentro una speranza che non delude. Ci sia in voi il desiderio di far correre la Parola di Dio fino ai confini, rinnovando così il vostro impegno a incontrare l’uomo dovunque si trovi, lì dove soffre, lì dove spera, lì dove ama e crede, lì dove sono i suoi sogni più profondi, le domande più vere, i desideri del suo cuore. Lì vi aspetta Gesù. Questo significa: andare fuori. Questo significa: uscire, andare uscendo”. Questo è il carisma dell’AC».
Che ruolo immagina per l’ac in diocesi?
«Penso che il nuovo Consiglio diocesano, a partire dal cammino diocesano, tenendo conto anche della mia lettera pastorale, comprendendo le diverse necessità e urgenze della nostra comunità dovrà individuare alcuni obiettivi e delle strategie per essere una AC presente e operativa. Spero di poter partecipare e contribuire in questa prima operazione di comprensione e di discernimento.
Mi auguro poi che l’AC possa gradualmente essere presente in tutte le parrocchie della diocesi, con gruppi reali, con associati, con diverse attività. Sarebbe proprio bello una ACR presente in ogni parrocchia, dei gruppi giovani, la presenza degli adulti… Sto forse sognando? Conosco bene le difficoltà dell’AC, ma non ho smesso di crederci e di ritenere che essa è strumento necessario per la pastorale nella parrocchia e quindi anche diocesana.
Immagino anche una ACR divertente, capace di animare ed educare i ragazzi così che, ad esempio, alla prossima marcia della pace siano presenti tante parrocchie della diocesi con i loro ragazzi…
Spero in una AC capace di offrire veri cammini spirituali ai giovani, attenta al cammino vocazionale, al discernimento e… quindi una associazione da cui anche nascano nuove vocazioni giovanili al sacerdozio e alla vita consacrata.
Penso ad una AC adulti realmente presente, capace di aggregare le famiglie, attenta agli anziani, prima responsabile dell’educazione dei ragazzi e dei giovani, terreno in cui maturano autentiche disponibilità al servizio nella Chiesa.
Vorrei raccomandare l’AC a tutti i preti della diocesi: è un bel regalo che la chiesa ci fa».