DALL DIOCESI - Pubblichiamo la quarta e ultima lettera del significativo carteggio del nostro sacerdote diocesano Luigi Pacchiani con Vincenzo Gioberti. L’ultimo giorno dell’anno del 1850, Gioberti, da Parigi, scrive al preposto sanminiatese.

Ancora una volta una lettera affettuosa, dove trasuda però il risentimento verso certe decisioni della Santa Sede circa l’inserimento nell’Indice del suo libro Il Gesuita Moderno. Le parole del Gioberti sull’infallibilità del Papa oggi sarebbero ritenute ereticali, ma all’epoca il dogma non era stato ancora definito e la materia era aperta alla discussione. Scrivendo con tono temerario e talvolta irriverente, nutriva una fiducia incondizionata verso il Pacchiani? Ci sono questioni di storia che andrebbero ancora approfondite, certo con l’aiuto di documenti originali. Ciò che ci ha meravigliato leggendo il carteggio è certamente il ruolo e la stima che un membro del clero di San Miniato aveva avuto a livello nazionale. Un ulteriore conferma che restano ancora fertili terreni di ricerca per tutti gli studiosi e gli appassionati di storia locale.

«Egregio sig. Preposto,
Mi scuserete se la pressa delle preoccupazioni impedì finora di rispondere alla cara vostra. Vi ringrazio della premura caritatevole che avete avuto per le cose e per l’onor mio; ma ho quasi scrupolo di essere stato cagione che vi siate accapigliato con certuni, dai quali i galantuomini vostri pari amano meglio di stare alla larga. Tanto più che io credo impresa disperata il far opera di ridurli a più savi pensieri; e le condiscendenze che si usano loro non hanno alcun frutto. Che cosa volete rispondere in sul serio a gente che vi parla d’infallibilità Papale? Opinione che io non ho mai combattuta per buon rispetto; ma che tengo assurda per ogni verso, e sovrattutto inaccordabile con la storia, la quale ci mostra ed attesta inrepugnabili gli scapucci dei Pontefici, così seduti come in piedi, o acconciati e parlanti per ogni guisa.
La nuova edizione della Teorica fatta a Capolago dev’essere uscita fuori, ma io non l’ho ancora veduta. Il primo volume contiene una breve risposta al sig. Zarelli. Mi spiace che la mancanza d’ogni mezzo di comunicazione, m’impedisca di mandarvene una copia. Del resto non perdete nulla a non avere una cosa di sì piccolo rilievo. La mia salute è ottima, e vi posso assicurare che essendo lontano dal campo di battaglia, tutti cotesti pettegolezzi frateschi e gesuitici, non mi hanno dato e non mi danno una inquietudine al mondo. Desidero che la vostra sanità sia altrettanto buona e ve la desidero, ve l’auguro eccellente quale la meritano i pochi che vi somigliano.
Vi abbraccio coi sensi della stima più affettuosa e più singolare. Parigi 31 dicembre 1850. Tutto vostro, Gioberti»

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