SAN MINIATO - «La vita consacrata», ha scritto Papa Francesco in un tweet in occasione della Giornata mondiale della Vita Consacrata del febbraio scorso, «è un grande dono di Dio: dono di Dio alla Chiesa, dono di Dio al suo popolo». Tra tante vite di successo, magari vissute alla ricerca della notorietà, ce ne sono alcune che si distinguono per la scelta controcorrente del silenzio e della preghiera, per la gratuità con cui sono condotte.


Una di queste è stata quella di suor Maria Elisabetta del Monastero di San Paolo di San Miniato, che è tornata alla casa del Padre lo scorso 20 giugno. Suor Maria Elisabetta, al secolo Giovanna Maria Corda, originaria di una famiglia numerosa e religiosa della provincia di Sassari, entrò come novizia delle clarisse nel Monastero di San Paolo nel maggio 1963, all’età di 41 anni. Qui ha trascorso la sua vita, lontana dalle luci del mondo e assidua nella preghiera, arrivando a celebrare nel novembre 2014 i 50 anni della sua professione.
Una vita umile, quella di Suor Elisabetta. Una vita regolata dalla preghiera, dall’adorazione, dal silenzio, dagli atti comuni della vita di comunità. Tra gli incarichi ha svolto mansioni di portineria, di lavanderia, di preparazione del refettorio, e di sacrestana. Ha ricoperto in passato anche il ruolo di vicaria della Madre Badessa.
«Suor Maria Elisabetta», ci tengono a ricordare le sue consorelle, «era sempre sorridente. Aveva dentro di sé una grande gioia che il Signore le aveva donato con la preghiera e che riusciva a trasmettere a tutta la comunità e alle persone che venivano a trovarci».
Le clarisse del monastero di San Paolo sono sempre state e continuano ad essere importante punto di riferimento spirituale e di preghiera per San Miniato. Un vero dono di Dio alla chiesa e al popolo di San Miniato.

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