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SAN MINIATO - Mercoledì 18 marzo all’Auditorium del Seminario Vescovile di San Miniato si è tenuta una conversazione promossa dal Serra Club di questa città e aperta al pubblico sul libro di Dacia Maraini «Chiara di Assisi, elogio della disobbedienza».
La presidente Grazia Buggiani ha presentato le finalità del nostro movimento e ha letto i curriculum dei relatori.
La prof.ssa Laura Baldini, docente di Lettere in pensione con alti incarichi in importanti Fondazioni culturali Samminiatesi ha inquadrato il periodo storico e letterario dell’epoca di Santa Chiara, specificando che il Medioevo non è quel periodo buio come tanti possono pensare, ma un fiorire di commerci e quindi di viaggi, non solo per lavoro, ma anche per raggiungere i luoghi santi.
Illustra la struttura del libro che prima è epistolare, poi diventa diario e ritorna epistolare. Chiara giovinetta incontra Francesco quando il ragazzo si spoglia davanti alla città e al Vescovo Guido e con questo gesto simbolico dà inizio a una vita di totale dedizione ai valori evangelici.


Lentamente Chiara decide di farsi monaca, nonostante la sua famiglia avesse scelto per lei un marito. Si imprigiona a vita per sua libera scelta. In quel periodo c’era il convento o il matrimonio, che era una prigione anche peggiore. Si rifugia da Francesco e dai suoi frati che la portano a San Damiano dove rimarrà in clausura, vestendosi di sacco, dormendo su un pagliericcio e vivendo del cibo che i frati avevano elemosinato per lei e per le sue consorelle che l’avevano seguita. Chiara ha patito molto il fatto di non poter uscire a evangelizzare, soccorrere i poveri, chiedere l’elemosina, cibo o lavoro per sostenersi, ma non si ribella a questa regola e obbediente, vive all’insegna della povertà assoluta e della libertà di non possedere. L’autrice dà una ricostruzione di Chiara molto viva grazie agli scritti raccolti per il processo di canonizzazione e all’insieme delle testimonianze delle consorelle da dove affiora una Chiara paziente, sempre pronta ad aiutare, la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a dormire che, se doveva rimproverare, lo faceva con garbo e se la consorella non capiva, si metteva a piangere per convincerla. Riusciva a guarire le consorelle malate e qualche “mammolo” (bambino) che Le portavano in convento con l’imposizione delle mani. La sua voce con personalità forte e decisa, seppur chiusa in clausura, e in presenza dei pochi scritti, 4 lettere a Agnese di Boemia, il suo testamento e la Regola delle monache Clarisse, è stata rivoluzionaria in quel periodo storico e la sua fama conosciuta e apprezzata anche fuori dall’Italia. Ha sopportato per 28 anni una malattia che l’ha costretta all’immobilità e questo aspetto l’accomuna alla malattia e alla morte della sorella dell’autrice, Yuki Maraini. L’autrice si appassiona, da laica, alla spiritualità di Chiara, alla sua rinuncia ai beni materiali come garanzia di libertà con una coerenza che non è mai venuta meno.
Dopo un lungo applauso la parola passa al secondo relatore Can. Francesco Ricciarelli, sacerdote e parroco della nostra Diocesi che dirige la Scuola Diocesana di Formazione Teologica, è direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi e Pro rettore del Seminario.
Don Ricciarelli confida di essere rimasto affascinato dalla figura di santa Chiara: la sua radicalità evangelica e la sua forza infatti sono capaci di “parlare” a distanza di secoli, anche a un’autrice dichiaratamente laica come la Maraini.
L’autrice offre all’interno del suo libro interpretazioni razionaliste e anti-clericali, cadendo in numerosi errori di prospettiva e imprecisioni, al tempo stesso però manifesta un’autentica sete di spiritualità. Questa esigenza si incarna nel suo alter ego romanzesco, Chiara Mandalà, una giovane tormentata in cerca di se stessa. L’anoressia della ragazza offre il primo appiglio per gettare un ponte verso il medioevo, facendo leva sui digiuni e le penitenze delle sante medievali (la santa anoressia).
Gli aspetti della vita di Santa Chiara sui quali la Maraini ritorna più volte, grazie alla scrittura circolare resa possibile dallo stile diaristico, sono: la povertà, la verginità, la clausura, la penitenza, la mitezza nel comandare, i miracoli di guarigione. In molti casi la chiave di lettura offerta è quella dell’emancipazione della donna dal controllo ecclesiale e maschile e la ricerca di una più profonda libertà all’interno del chiostro.
Curiosamente la scrittrice dedica ben due excursus all’eresia catara, un fenomeno estraneo alla spiritualità di Chiara d’Assisi. Il catarismo viene in qualche modo trasfigurato dalla scrittrice e presentato come movimento di ritorno alla purezza del Vangelo contro la corruzione della Chiesa cattolica. In realtà si trattò di un’eresia dualista, caratterizzata dal rifiuto della corporeità in tutti i suoi aspetti, diametralmente opposta all’enfasi francescana sull’umanità di Cristo. Sono destituiti di fondamento storico anche i presunti caratteri di femminismo e pauperismo attribuiti all’eresia catara.
Un altro excursus ispirato da un vieto anti-clericalismo è quello riguardante la misoginia dei padri della Chiesa.
Interessanti sono le considerazioni della Maraini riguardanti il voto di povertà, come antidoto al consumismo e alla mercificazione dell’altro. Un altro concetto su cui l’autrice insiste è la destinazione universale dei beni, presente nel francescanesimo (ma anche nei padri della Chiesa, ndr).
Da un punto di vista cristiano i voti di castità, povertà e obbedienza vanno messi in relazione a Cristo: modello dell’amore verginale nella dedizione totale al Padre e ai fratelli; Figlio che tutto riceve dal Padre e tutto a Lui restituisce; Figlio tutto rivolto a fare la volontà del Padre, che si fa obbediente fino alla morte di croce.
Questo fondamento cristologico dei voti non è presente nel libro della Maraini, ma grazie ad alcuni passaggi in cui la scrittrice abbandona l’impostazione illuminista e razionalista, la dimensione mistica viene recuperata: «La volontà divina va vissuta con una consegna di sé così generosa che può nascere solo dall’amore».
Questa scelta di amore si incarna infine nel personaggio di Chiara Mandalà, che annuncia il suo imminente ingresso in convento. Lasciate alle spalle le insicurezza dell’adolescente, la ragazza dà alla scrittrice alcune risposte genuinamente ispirate. Forse sono le parole di una monaca clarissa che la Maraini racconta di aver incontrato.
L’alter ego della scrittrice approfondisce nelle ultime pagine del libro il senso della consacrazione monastica sulle orme di santa Chiara: «In un’epoca di infedeltà teorizzate e praticate con disinvoltura, la costanza durissima di Chiara credo ci possa insegnare ancora qualcosa. Un esempio straordinario. Io lo sento e vorrei che lo sentisse anche lei» – «Il corpo può praticare la castità senza essere torturato. Per pura gioia d’amore».

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