SAN MINIATO - È stata una celebrazione ricca di significati quella del 9 dicembre scorso nella Chiesa Cattedrale di San Miniato. In occasione della lieta ricorrenza del secondo anno dall’Ordinazione episcopale di Sua Eccellenza mons. Andrea Migliavacca, che ha celebrato la Santa messa, tre uomini sposi e padri di famiglia sono stati annoverati tra i diaconi permanenti della nostra diocesi: dalla parrocchia di San Giovanni Apostolo ed Evangelista di Santa Maria a Monte, Rinaldo Bracci; dalla parrocchia del Cuore Immacolato di Maria in Cerretti, Antonia Dichiera; dalla parrocchia di San Lorenzo Martire ad Orentano, Francesco Grasso.
Le parole del vescovo hanno introdotto l’importanza del momento: «la gratitudine per questi due anni» di lavoro svolto … dalla pastorale giovanile a quella vocazionale, dalla pastorale familiare ai consigli presbiterali … senza dimenticare il rapporto umano con le persone … «diventa per me occasione di gratitudine condivisa per il dono dei tre nuovi diaconi permanenti della nostra diocesi».
L’omelia del vescovo è stata semplice e chiara: «oggi in questa celebrazione tre uomini adulti … dicono il loro Eccomi alla chiamata del Signore», una chiamata che in questo tempo di avvento accompagna l’annuncio natalizio. Si tratta di un annuncio che apre una strada tra le tante voci del mondo e della nostra vita e che viene ripreso dalle letture di questa liturgia speciale che prepara al Natale.
Il messaggio di Isaia è stato forte: «Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta». È un invito per Rinaldo, Antonio e Francesco: «Diventare diaconi non è un racconto della generosità o della scelta di chi accetta ma è il narrare la fecondità e la completezza di un Dio che ha per sua iniziativa il bene e» dona la vita con il suo amore.
Ci sono molti momenti della nostra vita «in cui sentiamo l’incertezza del futuro, la desolazione, il desiderio di una buona notizia che non arriva, l’esperienza di un fallimento che mette a terra». Ecco , allora, che si fa strada una parola: Attesa. A questo proposito l’invio del Vescovo ai nostri diaconi: sentitevi mandati «a condividere le attese della gente», di chi è fragile come di chi gioisce, di chi perde le speranze come di chi vive l’annuncio del dono, del servizio, della condivisione.
E, infine, la pagina evangelica di Marco: «Inizio del vangelo di Gesù cristo figlio di Dio». Il cuore del messaggio è che è Gesù stesso il Vangelo. Per questo il diacono sceglie per la sua vita questo orientamento, porta alla gente la parola del Signore, i suoi gesti, la sua cura amorevole. La stessa cura amorevole che il vescovo ha sentito far propria nel suo grazie finale: «Vorrei raggiungere ogni persona della nostra chiesa, da tutti i preti al credente più solo e lontano e anche chi non crede, è magari di altra religione, di altra cultura e provenienza». Un grazie che viene dal cuore con la preghiera di don Tonino Bello: «Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono … e il signore che viene, Vergine dell’avvento, ci sorprenda anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano».