CERRETO GUIDI - Può sembrare assurdo, ma è lecito, anzi è quasi obbligatorio, per un cristiano, chiederselo: che significato può avere la morte di una piccola bimba di cinque anni, strappata all’affetto dei suoi cari, in questa età dell’innocenza e della santità? Sant’Agostino diceva che il battesimo ci rende tutti santi, e una bimba di quell’età, pura, senza peccato, è certamente annoverata - se prendiamo letteralmente le parole del vescovo di Ippona - tra i santi del Paradiso! Anche il Concilio Vaticano II ha ribadito questa posizione: la santità ha la sua radice ultima nell’essere innestati in Cristo per mezzo della Grazia battesimale.
Certo le riflessioni della teologia spesso non riescono a confortare il distacco, la perdita, la mancanza di uno sguardo mattutino, di un abbraccio improvviso, di un bacio rubato, che un genitore quotidianamente riceve e che instilla nel cuore dei cari quell’amore filiale che ci dà la forza e la gioia, per affrontare le difficoltà quotidiane. Una cosa però va detta della tragica notizia che ha coinvolto la famiglia di Lazzeretto dopo la scomparsa della piccola Martina. La comunità si è dimostrata chiesa. La parrocchia ha stretto in un abbraccio immenso la famiglia. Ha innalzato la sua preghiera già il giorno stesso nel quale la notizia della dipartita si è diffusa. Una veglia di preghiera molto partecipata, soprattutto col cuore. Centinaia i fedeli che si sono radunati in chiesa, di fronte alla Santa Eucarestia, poi con l’arma del Santo Rosario e infine nel sacrificio eucaristico, e hanno offerto le proprie preghiere, hanno alzato a Cristo un’unica richiesta di intercessione: aiuta la famiglia a superare questo momento. Da fedele di quella parrocchia la reazione del popolo mi ha colpito. Non c’è stato il tumulto delle persone spinte dalla curiosità - che anche di fronte alla sofferenza, purtroppo, emerge - non c’è stata la volontà di farsi vedere a tutti i costi. Molte persone, tante da fuori parrocchia, sono venute silenziose, meste, in preghiera devota, nulla di più. Il nostro Beato Pio Alberto Del Corona ha scritto parole che vogliamo fare nostre, sono le parole della fede, che possiamo solo ripetere continuamente nella nostra mente per cucire le ferite del cuore: la morte «ha un che dì arcanamente bello, quella gloria che comincia a risplendere in vicinanza al sepolcro: somiglia la Gloria di Gesù Cristo». Ora Martina è con Gesù Cristo, questa è l’unica certezza di noi cristiani.