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(Foto: Video Elite Bassa)

FAUGLIA  - Abbiamo intervistato per il nostro giornale don Stanislas Ngendakumana, in occasione del suo ingresso ufficiale nelle parrocchie di Fauglia e Valtriano di domenica scorsa 28 gennaio.

Don Stanislas di quale Paese sei originario
Vengo dal Burundi

Da quanto tempo sei in Italia e come hai conosciuto la nostra diocesi?
Sono in Italia dal novembre 1991. Ero stato inviato allora per studiare comunicazione e imparare la vostra lingua. Purtroppo in quello stesso giro di anni nel mio Paese è scoppiata una guerra civile fratricida che è durata per ben 10 anni. Non potendo rientrare, ho deciso allora di prolungare i miei studi orientandomi verso il dritto canonico. Dopo di che ho chiesto di poter prestare servizio in una parrocchia. Per volontà di Dio sono approdato a Marcignana. Ho servito in concomitanza anche a Pianezzoli per alcuni anni e a Pieve a Ripoli. Alla fine, in accordo con Mons. Gervasio vescovo di Ngozi, mia diocesi di origine in Africa, e grazie ai vescovi Tardelli e Migliavacca di San Miniato, sono potuto rimanere qui con voi come sacerdote "Fidei Donum", ossia come sacerdote diocesano missionario.

Ci vorresti raccontare qualcosa della tua spiritualità e del cammino che ti ha portato al sacerdozio?
La nota fondamentale della mia spiritualità è quella di essere annunciatore di Cristo e di servire il prossimo, nella semplicità, sapendo di essere "strumento" inadeguato, ma consapevole anche del fatto che è proprio Dio che ha voluto creare e inviare al suo popolo questo "strumento" imperfetto. Il mio cammino verso il sacerdozio è maturato nella fede robusta dei miei genitori che ogni mattina, all’alba, pregavano prima di andare nei campi a lavorare come contadini. Poi quando ho finito la scuola primaria, sono entrato in seminario minore, passando poi al maggiore e arrivando infine al sacerdozio.

Quanti anni sei stato parroco a Marcignana? Puoi fare un bilancio di questi anni?
Sono rimasto 18 anni a Marignana, dal gennaio 2000 al gennaio 2018. È difficile fare un bilancio, direi che forse sono i fedeli e i parrocchiani di Marcignana i più titolati a farlo. Non ho fatto miracoli; abbiamo camminato insieme come uomini, in semplicità e nella fede, uniti dall’amicizia e dalla pace fraterna. In questi 18 anni ho tanto desiderato costruire una chiesa del futuro, gettando semi tra i giovani, coltivando nuovi germogli tra i fedeli. Posso dire che Dio ha benedetto questo mio desiderio: c’è oggi a Marcignana una bella fioritura di giovani, bravi, uniti, che pregano; e questa oggi è la mia più grande gioia come sacerdote e come parroco. Ma, ripeto, tutto questo è solo dono Dio, è a lui che bisogna riconoscere il primato e il merito di questa fioritura.

Quali sono le sfide che ti aspettano nelle tue nuove parrocchie di Fauglia e Valtriano e quali aspettative hai?
Le sfide che mi aspettano a Fauglia e Valtriano sono da scoprire, non conosco ancora queste comunità.

Cosa hai detto ai tuoi nuovi parrocchiani al momento del tuo ingresso?
Ho detto che non vengo a sconvolgere ciò che hanno di buono, chiedendo contemporaneamente loro di essere aperti alla novità.

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