SAN ROMANO - Grande ricostruzione storico-religiosa, con costumi dell’epoca, nella rappresentazione teatrale svoltasi nella chiesa di San Romano venerdì sera 2 febbraio dal titolo " San Romano A.D 1513 Tutto è possibile". Il "teatro nel teatro", è con questo espediente detto anche metateatro che la regista Ilaria Telesca ha abilmente messo in scena la storia del Santuario della Madonna Madre della Divina Grazia che si intreccia con la storia dell’arrivo dei Frati Minori Francescani a San Romano. La scena si apre con un artigiano che cerca di sistemare e pulire la vecchia statua di Maria.
Poi si passa ai giorni nostri dove tre amiche, Ilaria, Giulia e Lindita si riuniscono attorno ad un tavolo armate di testi storici per stendere il copione della recita. Si narra che nei pressi della chiesa consacrata a San Romano e San Matteo c’era una piccola cappella dedicata a Santa Maria in Valiano dove era posta una statua della Madonna con in braccio il bambino. Una giovane pastorella vi andava sempre a pregare e un giorno dell’anno 1513 appunto, questa statua le parlò incaricando la bambina di avvisare il parroco che la Vergine Maria voleva essere onorata proprio in quella chiesa per elargire grazie a chi l’avesse invocata. Alcune donne si recarono presso le autorità di Montopoli, dalle quali dipendeva la cappella, per chiedere che fossero eseguiti alcuni lavori di restauro necessari per fronteggiare il degrado in cui ormai versava la chiesetta. Dai documenti del comune di Montopoli risulta infatti che nel marzo del 1514 la riunione del Consiglio approvò l’aiuto richiesto. La scena della manifestazione mariana è stata ben rappresentata da una giovanissima attrice, una bambina di nome Caterina che interpretava il personaggio di Chiara la pastorella, che con grande espressione e trasporto ha saputo comunicare i sentimenti di stupore, paura e di grande emozione allorché si trova ad ascoltare la voce della Vergine Maria. Altrettanto bravo il giovanissimo attore Gabriele che interpreta Francesco, amico di Chiara. Ma il metateatro impone un altro salto temporale, ed eccoci ancora ai giorni nostri, dove la regista e le sue collaboratrici aiutate sempre dai testi storici, cercano di portare avanti il copione. Bellissima e toccante la scena dove il Pievano di Montopoli insieme a due rappresentanti del comune, dopo aver assistito alla messa dedicata allo Spirito Santo, tira a sorte l’ordine religioso che avrebbe dovuto occuparsi della nuova chiesa che si andava costruendo e dei suoi pellegrini. Le opzioni erano tre: I servi di Maria, I Domenicani e i Frati Minori. Per ben tre volte fu tirata a sorte una delle tre possibilità e per tutte e tre le volte venne estratto il foglietto con su scritto Frati Minori francescani. Scelto l’ordine religioso, il Pievano con i due rappresentanti del comune, vanno a parlare con il Padre Provinciale dei Frati Minori a Firenze, scena questa che è stata recitata nel centro della chiesa, il quale manifesta entusiasmo per la proposta, ma ricorda che l’ordine per accettare un incarico del genere deve avere l’autorizzazione del Papa, Leone X, che apparteneva alla famiglia dei Medici e che il destino, o forse è meglio dire la Provvidenza, lo volle proprio in quei giorni in visita a Firenze. Quindi dal 1517, 500 anni fa, i Frati Minori francescani cominciarono ad occuparsi della chiesa di San Romano, del suo santuario e dei suoi pellegrini. Sotto la loro guida illuminata, il culto per la Madonna è arrivato fino ai giorni nostri. All’ultimo le tre ragazze, che scena per scena continuano a scrivere il copione, pensano di raccontare alcuni dei tanti miracoli che la Madonna di San Romano ha fatto, ma il miracolo più bello, affermano, sono le persone che hanno accettato di essere strumenti di Dio, nonostante la cattiveria, l’invidia e la divisione. Il male c’è, ma non ha l’ultima parola, questo è il messaggio che venerdì sera è stato lanciato. All’ottima riuscita della serata, hanno contribuito anche la stupenda musica e le incantevoli voci dirette dal maestro Fabrizio Berni e l’effetto delle luci, come si fa in un vero teatro, grazie ad un tecnico particolare che le ha sapute gestire: padre Valentino.