leonardo-da-vinci
 
VINCI - La nomina di mons. Andrea Migliavacca del clero di Pavia a vescovo di San Miniato è stata una piacevole sorpresa. Una vescovo del nord in terra toscana. Pochi i precedenti storici tra le due diocesi. In senso meno religioso, si tratta di un vescovo sulle orme di un altro personaggio locale legato alla terra lombarda: Leonardo. Il percorso intrapreso è esattamente l’inverso, altrettanto poetico: dal "domo", secondo l’idioma toscano, alla "chiesina". La Diocesi di San Miniato, nata nel 1622 per distacco da Licca, ha nel suo territorio dei luoghi di incredibile suggestione leonardiana, entrambi nel comune di Vinci, a confine con le diocesi di Pistoia e Firenze.
Stiamo parlando di Streda e San Pantaleo dove il Genio vinciano è cresciuto ed è partito per arrivare anche a Pavia, all’epoca una capitale del Ducato di Milano. Mons. Migliavacca è stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Pavia, della quale veniva nominato canonico. Sul cantiere di quel duomo, nel 1490, è documentata la presenza di Leonardo da Vinci con Francesco di Giorgio Martini quali ingegneri granducali. Nello stesso periodo Leonardo leggeva per la prima volta il "De Architectura" di Vitruvio nella traduzione volgare del Martini. Molte sono le curiosità sulla città di Pavia annotate da Leonardo, con lo sguardo di una persona cresciuta tra le case sparse delle valli dello Streda e del Vincio. A Streda i "da Vinci" possedevano terreni e facevano parte di una compagnia laicale. A San Pantaleo, addirittura, il paese e la famiglia di Leonardo prendono il loro nome: dal torrente Vincio che vi scorre e dai numerosi salici rossi, nell’idioma locale detti "vinchi" o "vinci", usati dai contadini per legare le viti. Il nodo peraltro fu scelto da Leonardo come simbolo della propria accademia. In questo luogo visse per trent’anni la misteriosa madre di Leonardo, Caterina, ragazza madre, delle cui origini poco si conosce, messa in stato interessante da ser Piero da Vinci. La donna veniva data in sposa ad un balordo di Campo Zeppi, nel popolo di San Pantaleo, soprannominato Accattabriga, con la mediazione del rettore di San Pantaleone, Ser Piero Guiducci di Vinci. Per questi ed altri motivi San Pantaleo con il fiume e i salici sono stati definiti il "paesaggio materno di Leonardo". Qui la parrocchia e gli istituti diocesani samminiatesi possiedono, fin dai tempi del vescovo di Lucca, l’intero borgo "pietroso" e molti terreni. Un patrimonio storico, culturale e paesaggistico di incredibile valore e suggestione. Si tratta purtroppo di edifici che richiedono restauri urgenti e cure, in vista delle celebrazioni leonardiane del 2019, considerato che sempre più ospiti di Vinci chiedono di visitare i luoghi materni di Leonardo. Una vera impresa ai tempi d’oggi, esatto contrario di quella intrapresa da Leonardo per la costruzione del Duomo di Pavia.

Seguici su Twitter

I cookie rendono più facile per noi fornirti i nostri servizi. Con l'utilizzo dei nostri servizi ci autorizzi a utilizzare i cookie.
Maggiori informazioni Ok Rifiuta