CAPANNE - Sabato 7 Maggio ricorreva l’anniversario decennale dell’ingresso di don Fabrizio Orsini nella Parrocchia di Capanne e la comunità ha voluto far festa al proprio priore; una festa a sorpresa perché volevamo più che mai che Don Fabrizio sentisse la vicinanza del popolo che gli è stato affidato, ma anche una festa semplice perché siamo convinti che è nella semplicità che il cuore si apre alle meraviglie di Dio.
Con questo spirito abbiamo partecipato alla Santa Messa, animata dal coro parrocchiale e servita con letizia dai molti ministranti presenti, nella quale sono stati ripercorsi brevemente, con dei segni-simboli presentati all’ingresso del Celebrante, alcuni momenti della vita di don Fabrizio:
- la veste bianca e la candela simbolo della prima chiamata alla fede: il Battesimo.
- Un’icona dello Spirito Santo per indicare come sia stato attraverso la Sua presenza che Don Fabrizio ha potuto, grazie anche alle persone incontrate nel suo cammino di vita, riconoscere la sua vocazione.
- Una riproduzione del quadro di Gesù Risorto che è nella nostra Chiesa per voler rappresentare questa comunità in cui ciascuno di noi è chiamato a vivere sentieri di gratuità e comunione.
- Infine la fotocopia della richiesta che è stata inoltrata alla Santa Sede perché il nostro sacerdote possa concelebrare in Santa Marta con Papa Francesco, segno questo con cui vogliamo ricordarci di appartenere a tutta la comunità cristiana, di essere chiamati a santificarci gli uni gli altri e di celebrare insieme le meraviglie del Signore.
A ciò si è aggiunta la lettera che Sua Eccellenza mons. Andrea Migliavacca, non potendo essere presente a causa di precedenti impegni, ha inviato al nostro Sacerdote.
Una lettera con cui il nostro Vescovo ha comunicato la sua attenzione di padre verso un suo confratello e dove ha sottolineato come “una comunità che festeggia sia una bella immagine di Chiesa” poiché è nella festa che si racchiude il rendimento di grazie per le gioie e anche le sofferenze di un popolo che un Sacerdote fa proprie per essere “segno del buon pastore, Gesù Si- gnore”.
Al termine della Celebrazione come ormai consuetudine nella nostra comunità, abbiamo condiviso anche una cena preparata da quelle persone che offrono questo servizio con gioia e semplicità di cuore.
Ed è la gioia che vogliamo portare nel nostro cuore , quella gioia che don Tonino Bello così raccomandava ai suoi presbiteri:
“ La gioia dilaghi dal vostro cuore di carne, e contagi tutti colori che vi accostano, sorpresi di tanta freschezza. Non ci sia catastrofe umana che freni l'onda lunga della vostra letizia. Nessuna delusione pastorale vi spenga il sorriso sulle labbra, o attenui l’estasi dei vostri annunci di liberazione, o appanni il lampeggiamento dei vostri occhi che hanno contemplato il volto di Dio. (…) Adoperatevi perché venga rimosso ogni ostacolo che vi impedisce di vivere fino in fondo i mestieri gaudiosi del vostro servizio sacerdotale, e di essere per tutti «sacramento della festa». Segno e strumento, cioè, di una letizia pasquale che straripa dalle sponde dei recinti sacri e allaga gli spazi profani. Allora la gente capirà dov’è la fontana da cui attingete le acque della speranza e tutti andranno, dietro vostra indicazione ad abbeverarsi direttamente alle sorgenti del Salvatore”.