MARTI - Un appuntamento importante è stato quello che ha riguardato la fraternità della Comunità Magnificat di Marti, mercoledì 11 maggio: il suo primo incontro con il vescovo della diocesi mons. Andrea Migliavacca.
Dopo un momento di preghiera, gli onori di casa sono stati fatti da don Fabrizio Orsini e da Federico Luisi, uno dei responsabili, il quale ha confermato che i valori della fraternità corrispondono a quattro grandi significative promesse: la povertà come “stile di vita”; il perdono permanente; la costruzione dell’amore che “porta a riconoscere in ogni fratello la persona di Cristo ed, infine, il servizio “a Dio, ai poveri, all’umanità, alla Chiesa”. La Comunità Magnificat, con le sue articolazioni interne, fa parte del Rinnovamento nello Spirito Santo del quale “condivide la vita” ma “in esso mantiene una propria autonomia”. I suoi carismi sono l’evangelizzazione e la promozione della vita comunitaria portati avanti tramite l’annuncio del “kerigma”, aiutando “le persone a riconciliarsi con se stesse, con i fratelli, con il Signore”.
Federico ha poi ricordato le origini della fraternità di Marti: da “un gruppo giovanile post-cresima che inizia a stare insieme … a giocare, a uscire, a vivere le vacanze insieme e a stare con il Signore” fino all’arrivo di don Fabrizio Orsini, per diventare fraternità a tutti gli effetti nel 2013.
Dalla testimonianza di alcuni fratelli della comunità che hanno fatto esperienza di Cristo nella propria vita il vescovo ha potuto prendere spunto per fare alcune spontanee riflessioni: “incontrare la vostra comunità, la vostra realtà concreta è davvero per me una novità. Ciò mi fa percepire una presenza di vivacità, di ricchezza nella nostra Chiesa”. Il fatto, poi, che la comunità nasca riconosciuta da un vescovo ed abbia degli orientamenti costituisce una qualità ulteriore: la presenza di una fraternità come questa è un dono per chi vuol conoscerla ma anche un dono per tutta la diocesi.
Ma il pensiero del vescovo è stato importante sotto un altro aspetto: “voi siete un frutto, un dono dello Spirito di Dio che è Spirito di libertà”. Per questo la comunità deve sentirsi libera di vivere con fede quest’esperienza. Il vescovo è venuto ad ascoltare per capire il cammino da fare insieme “ma, chi ha un carisma, come dice San Paolo”, deve poterlo esprimere. Ma questa libertà deve tener vivo il ricordo della chiamata, in quanto questo “tiene accesa la capacità di ascoltare e di trasmettere agli altri”.