Finozzi

Casciana Terme - La serenità del ferragosto, anche per la cornice della Festa di S.Genesio, festa dei Bimbi, che caratterizza la vita di Casciana Terme da oltre 60 anni, quest’anno è stata spezzata dalla morte di Federico Finozzi, presidente provinciale dell’Associazione dei Trapiantati, morto a 42 anni il 17 agosto scorso. La figura di Federico, il suo modo di condurre una vita marcata dalla sofferenza e alimentata dal buon umore, dalla ilarità; sempre presente nei momenti festosi pubblici che caratterizzano la vita di paese con i suoi commenti ironici e mai offensivi, rimarrà a lungo nel cuore di tutti

e si tramanderà anche a coloro che non hanno avuto la gioia e la fortuna di conoscerlo. Al suo funerale avvenuto sabato mattina 19 agosto hanno partecipato oltre 700 persone; si è dovuto chiudere la piazza al traffico per contenere tutti quelli che non erano potuti entrare in chiesa. Ma il funerale di Federico non è stato "funereo", ma un evento pasquale. Ecco come è stato descritto sul foglio parrocchiale, dal titolo «La Pasqua di Federico».
«Dov’è, o morte la tua vittoria?» si domanda con tono ironico San Paolo nella 1° Lettera ai Corinzi (1Cor 15,55). Il funerale di Federico sabato scorso è stato una bella beffa della morte, perchè tutto ha parlato di vita e di vita eccellente, perchè spesa per il bene degli altri. Una morte affrontata con consapevolezza e lucidità, una morte prevista, preannunziata e che pertanto non fa paura, di cui si può parlare tra marito e moglie, come si parla di una partita di calcio o di un corso di nuoto per i bambini, su cui si può fare dell’ironia o formulare dei progetti per il momento fatidico o per quello subito successivo. Non un dolore a fatica represso, per mostrare una facciata; no! Un dolore vissuto con dignità, con decoro e con gioia (sembra un controsenso!) perché affrontato con e per amore. Si può chiamare funerale una cosa di questo genere? Non sarebbe più appropriato il termine "pasqua"?
Spesso di ritorno da un funerale si dice che siamo sconvolti. È stato vero anche per quello di Federico; le oltre 700 persone presenti sono rimaste sconvolte dal clima che si è respirato in chiesa, dalla serenità che si leggeva sui volti e dalla consapevolezza dei gesti; dall’omelia del celebrante agli interventi che si sono susseguiti al momento delle esequie; dai canti che hanno accompagnato l’intero rito al gesto scout finale (Federico è stato un capo scout) con cui si è concluso l’evento tragico e gioioso insieme. «Frangar, non flectar» (mi spezzerò, ma non mi piegherò); questo motto latino ben si addice al carattere combattivo di Federico; il male lo ha vinto, ma non lo ha piegato. Grande combattente, da lassù guidaci sull’impervio sentiero della vita (tu sei una guida sicura!); donaci la tua gioia di vivere e la tua capacità di autoironia

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