AMCI

 

 

SAN MINIATO - Sabato 24 marzo è stato organizzato dall’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) sezione di San Miniato un convegno dal titolo: «La chirurgia robotica modificherà il rapporto medico - paziente?». A fare gli onori di casa, presso l’aula magna del seminario diocesano di san Miniato, il vescovo monsignor Andrea Migliavacca.

Il suo messaggio è stato importante: «Ogni scelta fondamentale della vita appartiene a un cammino» e in questo caso si tratta della scelta di essere medici. Per quanto riguarda la chirurgia robotica, questa scelta dovrebbe consistere nel non venir meno della «speranza, dell’incoraggiamento e del rendere partecipi chi vive il corso della malattia».

Dopo il saluto di padre Mario Scalici, assistente spirituale AMCI Toscana e la consegna del premio «Giuseppe

Moscati» alla dott.ssa Lucia Cerri, il convegno è stato moderato dal dott. Sergio De Cesaris, presidente Amci San Miniato e dalla dott.ssa Gabriella Sibilia, direttore tecnico UOC medicina ospedaliera di Pontedera. L’apporto del prof. Sergio Serni, direttore di chirurgia urologica mininvasiva e trapianti renali presso l’AOU di Careggi, è servito ad illustrarci «l’evoluzione del rapporto chirurgo - paziente a seguito dell’introduzione della chirurgia robotica»: il robot può fare molto ma il problema sta nell’avere a cuore il benessere del paziente, l’assistere il suo «stato di sofferenza, di depressione e di disorientamento», cosa che solo l’uomo può fare.

Che il robot possa fare molto è chiaro. Dati alla mano, ha chiarito la prof.ssa Franca Melfi, coordinatrice Chirurgia robotica regionale, nel mondo

sono «3 milioni coloro che si sono sottoposti a chirurgia robotica; 33 mila i chirurghi che sono stati addestrati per questo tipo di chirurgia e 4600 sono le piattaforme robotiche operanti». In Toscana sono state 2210 le procedure di chirurgia robotica fino al 2015, 3200 nel 2017. E le piattaforme operative in regione sono 10, più un’altra che serve per la formazione nella Scuola di Robotica di Grosseto.

Il problema però emerge a livello giuridico, lo ha chiarito l’avv. Pier Luigi Ciari nella sua esposizione: «Si potrebbe arrivare all’eventualità tutt’altro che paradossale di dover dividere in futuro la responsabilità civile per eventuali errori degli uomini, dei produttori, dei programmatori e operatori da quella delle macchine stesse». Una prima risposta, fatta propria dal dott. Stefano

Giannoni,vicepresidente AMCI di San Miniato, può arrivare dalla Roboetica. In una delle sue cinque regole essa, infatti, afferma che «la responsabilità legale delle macchine dev’essere attribuita ad una persona». Ed è proprio la persona che deve essere protagonista: occorre far vivere «facendo riferimento alla dimensione affettiva, intellettuale e spirituale». E la soluzione sta nella preghiera scritta dal prof. Peter Hutchinson e richiamata dal dott. Renato Colombai, direttore dei presidi ospedalieri di Volterra e Pontedera: «Signore, liberaci dal troppo zelo delle novità; dall’anteporre la cultura alla saggezza; la scienza all’arte; l’intelligenza al buon senso; dal curare i malati come fossero malattie; da rendere la guarigione più penosa dal persistere del morbo».

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