RIFLESSIONI - «È venuto il momento, come ho detto recentemente, di avviare nuovi processi, senza preoccuparsi di occupare spazi di potere. Nuovi processi in cui i giovani - soprattutto i giovani - si sentano chiamati ad assumersi nuove responsabilità e ad elaborare nuove "idee ricostruttive" per la democrazia del nostro Paese. Sono convinto che le energie morali di questo Paese sono ancora tante e tantissimi siano i talenti inespressi che necessitano di essere valorizzati». Così mons. Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei, rilancia il suo appello ai cattolici a non aver paura della responsabilità politica,
ad impegnarsi per il bene comune, in particolare per le fasce più povere della popolazione, ricordando come l’Italia abbia «una particolare vocazione e una sua responsabilità» e possa essere «una vera madre per tutti i suoi cittadini e una presenza di pace e di soccorso nel mondo».
«Un po’ ovunque - ha ricordato - nascono dei movimenti che sbrigativamente definiamo populisti o antisistema. Dobbiamo domandarci: perché c’è questa crisi della politica?» Per il Presidente della Conferenza Episcopale ci troviamo di fronte a una «crisi profonda della politica», causata da una «nuova questione sociale a cui nessuno è stato in grado di fornire una risposta autentica».
Già in precedenza il cardinale aveva enunciato quattro «principi irrinunciabili», ovvero «la centralità della persona, il lavoro come mezzo fondante della personalità umana, l’attuazione sul piano concreto della Costituzione e la scelta chiara per la democrazia e per l’Europa».
Fin da subito c’è chi ha cercato di contrapporre «i principi irrinunciabili» con quei «valori non negoziabili» da difendere con cui l’allora card. Ratzinger aveva spronato i giovani cattolici italiani. Ma la realtà è che non sono valori o principi incompatibili o in contrapposizione. «La rivoluzione sociale o sarà morale o non sarà affatto» diceva Charles Péguy, poeta e saggista cattolico francese. Aveva profondamente ragione. Per amare i poveri, bisogna amare l’uomo. Per salvare le vite dei disperati, degli ultimi, degli emarginati, bisogna difendere la vita come valore assoluto e sacro. Un cattolico che voglia impegnarsi per il bene comune deve dunque, come esorta San Paolo,«agire secondo verità nella carità» (Ef 4,15). Il prossimo, sia esso il nostro fratello, il nostro coniuge o l’ultimo della terra, si può amare solo nella verità. Ecco perché un nuovo protagonismo dei cattolici in politica non può che partire tenendo insieme gli insegnamenti del magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e quello di Papa Francesco, unendo e facendo fiorire i principi irrinunciabili del card. Bassetti alla luce dei valori non negoziabili. Il motto potrebbe essere, in una battuta, «Caritas in veritate!».