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DALLA DIOCESI - Un matrimonio al giorno - o quasi - è il numero delle unioni sacramentali celebrate nella diocesi di San Miniato nell’anno 2015. Un dato quasi rassicurante, soprattutto se messo in relazione all’ultimo studio del Censis, pubblicato solo pochi giorni fa, intitolato «Non mi sposo più, la crisi strutturale dell’istituzione matrimoniale e la fine del matrimonio religioso». Il lavoro, che prende in esame il numero dei matrimoni civili e religiosi a partire dal 1974, evidenzia un drastico calo con un particolare dato negativo riguardo ai matrimoni in chiesa, che evidenzia una diminuzione dal 5,4 per mille di inizio anni ’80 al 3,1 per mille del 2014. In termini percentuali tra il 1974 e il 2014 la riduzione del numero dei matrimoni è stata pari al 52,9%. Solo nell’ultimo decennio, 2004-2014, il calo è del 23,8%.
Lo studio Censis fa un’analisi strutturale del fenomeno andando a riconoscere molte concause della crisi dell’istituto matrimoniale. In particolare il Censis afferma che il matrimonio non è più lo spartiacque per la vita del giovane italiano: gli eventi che sostanzialmente «fanno crescere» sono la nascita di un bambino (i nati fuori del matrimonio sono passati dal 3,4% del 1951 al 27,6% del 2014) e l’uscita per andare a convivere in unione libera (attualmente gli usciti dalla famiglia a motivo del matrimonio sono soltanto il 32,7%). Inoltre viene evidenziato un altro spaccato interessante, ovvero che le coppie di sposi sono essenzialmente omogenee dal punto di vista culturale, economico e di censo, compromettendo così ulteriormente le possibilità di mobilità sociale. Tendenzialmente, tra le coppie di sposi, il 70% ha scelto un partner con lo stesso titolo di studio, un lavoro simile, una condizione economica analoga.


Nella nostra diocesi il trend è molto simile, anche se con numeri diversi. Se prendiamo in esame i dati del decennio 2005-2015, osserviamo che la percentuale di matrimoni religiosi è scesa del 39,2% (495 matrimoni celebrati nel 2005, 301 nel 2015). La diminuzione delle unioni coniugali si è però fermata negli ultimi tre anni, in cui il numero di matrimoni religiosi è rimasto sostanzialmente identico.
I dati che presagiscono la fine dell’istituto matrimoniale, che addirittura il Censis prevede per l’anno 2031, in realtà aprono una serie di riflessioni sia generali che locali. Se da un lato sarebbe facile puntare il dito contro la crisi economica, che negli ultimi anni si è fatta sempre più presente e che con la precarietà crescente dell’universo giovanile condiziona scelte di vita definitive, dall’altro sembra convincente una lettura più profonda del drastico cambiamento delle scelte affettive dei giovani tra i 20 e i 35 anni.
E’ l’attuale fluidità delle relazioni sentimentali che sta diminuendo la necessità di formalizzare un progetto di vita a lungo termine, dove formalizzare significa sigillare la propria unione con un vincolo unico e indissolubile. Qui a San Miniato ci sono ancora nicchie di resistenza del matrimonio sacramentale, probabilmente grazie al contesto ancora a misura d’uomo della nostra «provincia» e all’imprevedibilità - con buona pace del Censis - del cuore umano che è e rimane un mistero imperscrutabile.

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