Gli ultimi dati sulla diffusione dell'uso della cannabis nei soggetti tra i 15 e 19 anni di età dicono che ne ha fatto uso almeno 1 giovane su 4. Il consumo delle cosiddette droghe leggere, come ha rilevato il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha proprio nelle fasce giovanili la sua maggiore diffusione. Dati che non possono lasciare indifferenti perché indicatori di un problema che va a colpire il futuro stesso della nostra società.
A fronte di questo, la proposta di legge in esame in parlamento sulla legalizzazione della cannabis lascia molto perplessi, perché curiosamente pone l'accento sulle modalità di coltivazione e detenzione della marijuana ovviamente tra i maggiorenni, ma lascia scoperto l'ambito nevralgico, che è quello giovanile, dove la criminalità organizzata continuerebbe ad avere un ampio campo d'azione.
Non si capisce inoltre come la liberalizzazione della produzione e della detenzione di queste sostanze possa in qualche modo ridurne il consumo, ammesso che questo sia uno degli obiettivi della proposta di legge. L'uso di sostanze che generano dipendenza (alcol, fumo, gioco), legali per i maggiorenni ma ampiamente in abuso tra i giovanissimi, dimostra che la correlazione tra legalizzazione e diminuzione del consumo non esiste.
Il problema è talmente complesso che stupisce la grande faciloneria con cui molti (ma non tutti) amministratori locali hanno aderito all'appello dei Giovani Democratici a supporto della proposta di legge, con toni esclusivamente retorici. Se vogliamo essere una Regione che realmente vuole essere all'avanguardia nel Paese sui temi futuro, giovani, lavoro, difficoltà abitative, ambiente, salute, immigrazione, crediamo che a volte la propaganda e la militanza debbano lasciare spazio al buon senso e ad una lungimirante azione politica.