SAN MINIATO - I calvari del nostro tempo e la «passione» dell’uomo contemporaneo sono i temi scelti dalla fondazione Dramma Popolare per lo spettacolo centrale del Festival del Teatro 2015, che avrà luogo come di consueto nella teatro naturale di Piazza Duomo in San Miniato.
«Passio Homins» sarà portato sul palco da Antonio Calenda, già regista dell’appauditissimo Finis Terrae dello scorso anno.
«Le ultime ore di Cristo sono ambientate nell’Italia della guerra e del primo Dopoguerra, un mondo rurale agricolo, pastorale, preindustriale – ha spiegato Calenda–. Cristo è un contadino, che muore con una sventagliata di mitra, condannato dai farisei, che ricordano i nazifascisti. Il tutto in una atmosfera dolente, di lotta fratricida».

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SAN ROMANO - Due appuntamenti per parlare dell’urgenza della pace in Terra Santa a un anno dalla visita di Papa Francesco. Ma anche in preparazione della visita del Pontefice in Toscana a Firenze e a Prato nel novembre prossimo. E l’occasione per conoscere meglio e parlare di tutta la difficile situazione nel Medio Oriente dove in nome di Dio si compiono stragi dando vita a flussi migratori, nascita di campi profughi e profonde sofferenze nei popoli. Da qui l’appello di Papa Francesco «Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio». La questione Israelo-Palestinese è il conflitto di più lungo corso, oramai cronicizzato, che non vede fine in quell’area del mondo “esplosiva” dove ad essa si sono aggiunte tante altre crisi (siriana, irachena, curda, afgana, fino all’espansione e all’avanzata dell’Isis, solo per citarne alcune). C’è un filo sottile che lega la storia alla nostra quotidianità e che ha come conseguenza da noi percepita l’arrivo di molti migranti attraversano il Mediterraneo. Interi popoli che fuggono dai conflitti mediorentali e africani. È un grido accorato quello che papa Francesco reitera in continuazione, mentre il mondo, soprattutto il Medio Oriente, è in fiamme, e che non può non smuovere le coscienze.

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foto barchini

CASTELFRANCO - Il palio dei barchini, tanto amato dai castelfanchesi è finito in rissa. 

Durante la gara infatti alcune scorrettezze tra le contrade hanno portato all’interruzione e poi all’annullamento della corsa.
Un fatto triste che ha turbato tutta la comunità che si era gioiosamente raccolta come ogni anno a tifare le contrade in lizza.
Don Ernesto Testi, parroco di Castelfranco, ha commentato pubblicamente gli episodi del 7 giugno con quesste parole:
«Voglio fare una riflessione generale, che possa aiutare a riportare la discussione in un ambito di serenità.
Il Palio è sicuramente un motivo di vanto per il nostro paese. Da un senso di appartenenza paesana e di identità, che non può certo limitarsi a questa manifestazione o a pochi giorni all’ anno, ma può essere un buon inizio perché si impari ad amare il paese e ci se ne prenda cura.

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Pieve di marti ext. 02

MARTI - La Pieve di S. Maria Novella a Marti, come riportato anche nella lapide marmorea sul lato sinistro dell’ingresso principale, fu eretta nel 1332. Dopo le distruzioni ed il saccheggio da parte dei fiorentini nel 1433 la pieve non venne officiata per alcuni decenni fino a che, nel 1470, grazie all'aiuto dei pellegrini, venne restaurata per poi essere consacrata nuovamente del 1596 dal Vescovo di Lucca, Alessandro Guidiccioni. L'esterno della pieve ha un aspetto semplice, di carattere romanico, con mattoni rossi, molto probabilmente prodotti nella fornace ritrovata poi in un sito adiacente alla Chiesa. Ad impreziosire la modesta facciata abbiamo inoltre dei bacini ceramici, di produzione pisana ed ispanica, come quelli già visti per la Cattedrale di San Miniato. L'interno, ad unica navata, invece, presenta uno stile completamente differente grazie agli affreschi settecenteschi di Antonio Domenico Bamberini, un importante pittore fiorentino.

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Michele Carlo Cortigiani Visdomini Vescovo di San Miniato Pistoia Prato 2 1bbn

DALLA DIOCESI -  Vogliamo parlare oggi dell’interazione felice che possiamo vedere nella ricerca di storia locale grazie all’uso delle diverse fonti per la ricerca e i mezzi di comunicazione per diffonderla. Qualche giorno fa infatti un altro piccolo tassello relativo alla storia della nostra diocesi, e in particolare dei vescovi samminiatesi, è stato ricomposto grazie al prezioso lavoro dell’ingegnere Carlo Pagliai. Dalla ricerca di Pagliai, che possiamo apprezzare attraverso il sito internet “dellastoriadempoli” – ma, ricordiamo, Carlo è anche curatore di un recentissimo libro sulla Empoli in bianco e nero davvero da non perdere e disponibile in tutte le librerie di Empoli – emerge la notizia del ritrovamento, e soprattutto del riconoscimento, dello stemma dei Cortigiani. Dalla scheda web leggiamo: “è situato sopra il capitello lapideo affrescato sulla volta intonacata del Chiostro della Propositura di Empoli. Si tratta dello stemma di Michele Carlo di Roberto Cortigiani, nobile fiorentino, fu Proposto dal 26 febbraio 1680 al 1 giugno 1683, contrariamente agli anni citati dal Pogni e probabilmente una volta leggibili nell’iscrizione basale sottostante lo stemma.

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