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SAN MINIATO - Martedì 15 maggio presso l’auditorium del Seminario Vescovile di San Miniato si è tenuto l’ultimo incontro prima dell’estate degli adulti di ACI della nostra Diocesi. Quest’anno abbiamo proposto il nostro cammino a livello vicariale, con incontri di approfondimento del testo associativo e/o su tematiche di pastorale familiare. Accanto a questo percorso sono stati previsti due incontri diocesani, uno che si è svolto il 14 gennaio a Larciano sul tema del rapporto fra cittadinanza e pace, l’altro proprio quello di martedì. Alla presenza di circa una quarantina di adulti di varia età e provenienza, monsignor Roberto Filippini, Vescovo di Pescia, ci ha guidato a comprendere il senso del cap.24 di Luca per aiutarci a capire il significato che ha per noi oggi «seguire Gesù alla tomba vuota».

Dopo un primo momento dedicato ad una precisazione sul valore e sullo stile della Lectio Divina, monsignor Filippini, con competenza e cuore, ci ha introdotti nel Mistero della Risurrezione attraverso soprattutto la spiegazione esegetico-teologico-pastorale del racconto dei discepoli di Emmaus.
Fra tutte riportiamo alcune sottolineature:
- Il capitolo 24 di Luca si presenta come una unità di tempo, Gesù si fa vedere: all’alba alle donne- per tutto il giorno è con i discepoli di Emmaus - alla sera è nel Cenacolo. Ciò ci dice che il Risorto si rende presente fra i suoi gradualmente e poi sempre più fermamente secondo il divenire della fede.
- L’episodio di Emmaus occupa una buona parte del capitolo ed è significativamente ambientato lungo la strada: il viaggio è, quindi, una categoria per dire che Gesù si è rivelato e continua a rivelarsi in una storia dinamica.
- «Erano in cammino». È un cammino dietro al Signore verso Gerusalemme, prima della Pasqua e dopo è ancora un cammino con il Signore dove Egli ci condurrà. Allora occorre interrogarci sui nostri immobilismi, sulla staticità dei nostri schemi e modelli perché Gesù lo si incontra mettendo in moto la vita.
- Ed ancora «conversavano di tutto quello che era accaduto». Il verbo greco è anche quello da cui deriva la parola omelia che deve essere, quindi, una conversazione in cui il sacerdote, vedendo e osservando la propria assemblea, modula il tema e il tempo del proprio intervento.
- Infine «discutevano« cioè cercavano insieme. Il dialogo allora è il luogo della ricerca comune. Può il Signore negarsi a chi lo cerca?
La ricerca comune è anche uno dei tratti più significativi per le nostre comunità e i nostri gruppi perché l’importante è continuare a discutere, a cercare, ciò diventa la fessura che permetterà a Gesù di aprire la porta dei cuori. La Chiesa non deve fare altro che ricordare, narrare, riproporre costantemente la storia di Gesù: il Vangelo. Uno dei rischi più grandi infatti è l’oblio. Il dialogo fra i credenti dovrebbe essere, allora, il luogo privilegiato della memoria del Signore, così potremmo aprire varchi nella realtà grigia del presente per aprirci verso l’utopia del Regno.
Nel racconto di Emmaus il dialogo fra Gesù e i due discepoli prende poi l’aspetto del conforto reciproco e ci dice a noi oggi di uscire dal ghetto del pessimismo e della paura. Infine il dialogo diventa preghiera, si trasforma in preghiera: «resta con noi» e si passa così dal momento dell’ascolto della Parola alla celebrazione conviviale dell’Eucarestia. Ma quando gli occhi dei discepoli sono messi in grado di vedere, Gesù sparisce dalla loro vista perché ormai essi lo sperimentano vivo nella loro vita e non hanno più paura di nulla. Così il segno sacramentale permette di riconoscere Gesù come uno che ci abita e ci scalda il cuore. Allora si ritrova la forza di ripartire anche nel buio che non è più buio e di riconoscere in Gesù il Vivente.
Grati a monsignor Filippini per questa sua presenza e queste sue parole, ci rimettiamo in cammino per servire con spirito di comunione la Chiesa e il mondo.

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