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DALLA DIOCESI -  Mercoledì 15 febbraio l’aula magna del Seminario vescovile ha ospitato la quarta conferenza del ciclo “Costruire la pace è possibile: insieme per conoscere e capire”.
Queste conferenze intendono portare nella nostra diocesi le testimonianze di cristiani che vivono o che hanno studiato i paesi del Medio Oriente e i rapporti islamo-cristiani. Le loro parole, infatti, sono uno  strumento privilegiato per conoscere realtà distanti dalla nostra e per ascoltare i problemi dei cristiani in quelle terre.
Se la conferenza di gennaio aveva riguardato il modello libanese di coesistenza islamo-cristiana, l’incontro di mercoledì scorso ha riguardato il dramma della Siria, dove la coesistenza tra cristiani e musulmani è stata
distrutta dalla guerra iniziata nel 2011, attraverso la testimonianza del professor Marcello Mollica, antropologo dell’Università di Pisa, che lavora da anni con le minoranze cristiane in Medi Oriente, e di Fra’ Matteo Brena o.f.m., commissario di Terra Santa della Toscana.


L’introduzione ha illustrato la situazione prebellica dei cristiani, che costituivano circa il 10% della popolazione, ed in particolare l’ecumenismo tra fedeli di Chiese diverse e la coesistenza ed il rispetto reciproco istauratisi con i musulmani.
Il professor Mollica ha portato la testimonianza raccolta con i cristiani fuggiti in Libano e Turchia. Attraverso il dramma di chi ha vissuto la distruzione di Aleppo, egli ha introdotto la complessa realtà geopolitica del conflitto. Questo è, infatti, lontano dal concludersi, sebbene il regime abbia riconquistato i quartieri est di Aleppo, dall’inizio della guerra in mano a diverse fazioni ribelli.
In particolare, Mollica ha spiegato la presenza di più conflitti sul territorio: tra esercito e ribelli, tra formazioni jihadiste e quelle non fondamentaliste ed all’interno delle stesse milizie estremiste, ISIS ed Al Qaida. Tutti questi attori locali rispondono a potenze regionali e mondiali, per questo, secondo il professore, i siriani non sono più i protagonisti principali delle trattative di pace in corso ad Astana.
Fra’ Matteo, invece, ha portato le parole dei suoi confratelli di Aleppo e del parroco, padre Ibrahim.
Attraverso il racconto delle quotidiane opere concrete a sostegno dei fedeli, fra’ Matteo ha spiegato come in Siria l’appartenenza religiosa sia il principale elemento determinante dell’identità personale. Per questo, la distruzione delle chiese e dei simboli religiosi ha significato per i fedeli un dramma personale. Ne è un esempio la reazione del popolo dopo l’attacco alla chiesa di San Francesco del 25 ottobre 2015, durante la distribuzione dell’Eucarestia. Nonostante il missile sia arrivato sopra la cupola, infatti, non è esploso e non ci sono state vittime. Da allora la chiesa è diventata non più solo luogo di preghiera ma vero centro della vita quotidiana, luogo della carità, della misericordia e della speranza.
Infatti, i frati hanno creato numerose attività per sostenere la comunità: la distribuzione dell’acqua, dei
pacchi alimentari, e ancora prima che finisse la guerra la ricostruzione delle case, per rispondere subito alle esigenze delle famiglie, nonostante le organizzazioni internazionali fossero contrarie. Infine, fra’ Matteo ha spiegato come in Siria fino al 2011 il popolo sperimentasse la coesistenza tra religioni diverse, ognuna con le proprie specificità ma componenti insieme un unico popolo e un unico stato, e queste parole restano a noi come esempio da riprendere per la realizzazione della pace tanto necessaria a questa terra.
La conferenza ha permesso di presentare l’edizione aggiornata a dicembre 2016 del libro scritto da padre
Ibrahim, ancora disponibile presso la libreria Al Seminario, attraverso la cui vendita vengono finanziate le
attività dei francescani in Siria.
Il ciclo d’incontri è stato realizzato dagli uffici diocesani per le comunicazioni sociali e per la cultura e per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, la Libreria al Seminario, la cooperativa “La pietra d’angolo”, il circolo “La croce” sezione Valdegola e il Serra Club di San Miniato.

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