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DALLA DIOCESI - Era nato a Casalecchio di Reno il 6 gennaio del 1928, è morto il 5 gennaio appena decorso nella sua villa museo di Lamporecchio, quasi novantenne. Pedretti è stato considerato per lungo tempo il più grande studioso di Leonardo al mondo, esperto della vita e delle opere del Genio di Vinci, soprattutto della pittura e della scrittura mancina.

Fama e notorietà che gli consentirono di accedere alla cattedra di storia dell’arte, prima del conseguimento della laurea, avvenuto nel 1961 presso la Claremont Graduate School. Aveva tenuto anche la cattedra di Studi del Rinascimento presso l’Università di Los Angeles, dove dirigeva tra l’altro l’Armand Hammer Center for Leonardo Studies. Successivamente varie università italiane gli conferirono la laurea honoris causa. Tra le centinaia di pubblicazioni (monografie, saggi introduttivi, articoli) il lavoro certamente più complesso fu quello sui disegni di Leonardo, pubblicato in catalogo nel 1957 e che portò all’identificazione d’origine dei frammenti conservati in Inghilterra, estratti dal Codice Atlantico di Milano. Un’opera colossale che gli spalancò le porte delle raccolte reali della Windsor Library. Ma non vogliamo soffermarci troppo sui meriti scientifici. Basta aprire qualsiasi pagina web per comprendere la grandezza del personaggio e l’ineguagliabile curriculum. Pochi sanno però che Pedretti era anche un grande amico della nostra diocesi. Aveva messo a disposizione il suo nome per due eventi svolti nella piccola e storica chiesa di San Pantaleone a Vinci, dove era stata per molto tempo residente la mamma di Leonardo, la misteriosa Caterina. Entrambi gli eventi erano stati patrocinati dalla Diocesi di San Miniato e dal Comune. Nel 2008 la millenaria chiesa sperduta nella valle del Vincio veniva riaperta al pubblico con una grandissima affluenza di persone, oltre 2000, in pochi giorni. Tra gli invitati della conferenza il direttore del Museo Ideale Laonardo da Vinci, Alessandro Vezzosi, che rese noti una serie di documenti inediti sulla famiglia di Caterina e sui fratelli di Leonardo che abitavano a San Pantaleo. Ma a parlare c’era anche Carlo Pedretti, che deliziò il pubblico dimostrando che "Leonardo era ’omo di lettere’ ben prima di andare a Milano". Pedretti portò a sostegno della sua tesi il ritrovamento di un libro, "una fonte moraleggiante - come l’aveva definita - , il libro di Cecco d’Ascoli, che Leonardo possedeva prima di andare a Milano". Poi, il 2 ottobre del 2011, ancora una volta a San Pantaleo, per patrocinare idealmente, con la sua presenza, il convegno di studi archivistici dove parlarono, tra gli altri, Romano Nanni, Andriano Prosperi e l’archivista diocesano Graziano Concioni, anch’egli da poco scomparso. Pedretti volle firmare per primo il libro delle presenze di quella giornata per tenere alta l’attenzione sul borgo, consacrato tra i "luoghi leonardiani" di Vinci. Giornate che rimangono nella memoria della piccola chiesa di campagna, tanto piccola e sperduta quanto grande per quel legame con il nome eterno di Leonardo. Un sincero amico della chiesa di San Pantaleone a Vinci e della nostra Diocesi che non c’è più ma al quale dovremmo essere tutti grati.

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