GALLENO - Nel secondo incontro del ciclo "La fede come eredità di famiglia", tenutosi a Galleno il 19 novembre scorso, il presidente del Consultorio familiare diocesano, Sandro Spagli, ha condotto una suggestiva e originale conversazione dal titolo «Vivere l’ordinario nello straordinario: le relazioni nella famiglia di Gesù», parlando della famiglia di Gesù nella sua esistenza quotidiana, mettendo in evidenza cinque ambiti di vita ordinaria: la preghiera, il lavoro, gli affetti, le relazioni sociali, il dolore e la morte. Giuseppe, Maria e Gesù hanno vissuto queste dimensioni tipiche dell’esperienza di ogni famiglia umana, rendendo ordinario lo straordinario e straordinario l’ordinario.
Fecondo e originale si è rivelato lo sforzo di Spagli di collegare queste specificità con le cosiddette «life skills», le 10 abilità della vita, codificate nel 1992 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta di dieci competenze personali, ritenute necessarie per condurre una vita di qualità, sviluppando il proprio massimo potenziale, al fine di fronteggiare le sfide quotidiane.
Una parte significativa dell’intervento è stata dedicata alla dimensione della preghiera, che nella vita di Gesù - Scrittura alla mano - ha rivestito certamente un aspetto decisivo. La preghiera e la vita di fede traggono linfa e significato dallo svolgersi dimesso, eppur vitale, della vita familiare. Come scriveva Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae: «La celebrazione che dà significato ad ogni altra forma di preghiera e di culto è quella che si esprime nella esistenza quotidiana della famiglia». Ogni persona - ha spiegato Spagli citando Romano Guardini - trae alimento alla sua fede da Gesù, unico modello per l’uomo di sempre. La preghiera, vissuta e praticata nello spirito di Gesù, non manca poi di sortire anche tutti i suoi effetti «terapeutici» nella stessa vita familiare, in quanto preserva dalle chiusure egoistiche ed egocentriche, apre la persona alle necessità dell’altro, insegna l’umiltà di chiedere a chi ci è accanto, rafforzando il legame di coppia e tra genitori e figli.
Rispetto alla Caporetto delle relazioni familiari che una società sempre più in crisi d’identità ci somministra e propina notte-giorno, Sandro Spagli ha sottolineato la necessità, per non dire l’urgenza, di riscoprire e valorizzare atteggiamenti e gesti della pratica quotidiana che alimentino empatia e comunione tra familiari, pratiche attraverso le quali passa inevitabilmente anche la fede. Perché trascurare, ad esempio, eventi centrali della vita familiare quali anniversari, compleanni, onomastici, traguardi raggiunti dai figli, sacramenti? Si tratta di un florilegio di appuntamenti che sottolineano l’uscita dal tempo ciclico del «Chronos», ed immettono nel tempo opportuno, nel tempo di grazia del «Kairos», momenti che ci ricordano il nostro destino di invitati all’eternità, quando avrà inizio il nostro «dì di festa» personale (ma anche familiare) senza scadenza sovraimpressa.
Perché non facilitare le relazioni con i figli coltivando gesti che hanno poi il potenziale di divenire tradizione familiare? In proposito Spagli invita a mettere da parte ogni pigrizia e a non rinunciare al presepe, all’albero, alla corona dell’Avvento, alle celebrazioni e alle usanze della Pasqua. Sempre sullo stesso filone ha osservato che una breve preghiera di ringraziamento a tavola è, ad esempio, l’eredità e il mandato più bello che dei genitori possono lasciare ai figli per ricordare loro che, al netto di tutte le nostre volontà di autosufficienza e potenza, dipendiamo da una Provvidenza sovrana che ci precorre nei bisogni e nelle necessità. Talvolta basta poco: una Bibbia o un messale aperto sulla mensola in casa, l’esposizione di un’icona, un calendario con la Parola del giorno…, per mantenere un contatto personale e familiare con Dio e ricordare a noi trafelati genitori del nuovo millennio che ogni famiglia è pur sempre un progetto vertiginoso scagliato nel cuore dell’eternità.