LA ROTTA - Il brutto tempo, la pioggia insistente e il freddo non hanno minato la volontà di molte persone di incontrarsi e di farlo in nome della Carità. E sono stati davvero in tanti, da diverse città della zona centrale della Toscana, a partecipare alla conferenza della Società San Vincenzo de’ Paoli tenutasi a La Rotta, che ha visto la sala della parrocchia di San Matteo piena di gente motivata e interessata alla tavola rotonda sul tema più caro ad un cristiano.
Questa è stata senza dubbio una giornata dalle caratteristiche molto particolari ed emozionanti, poiché per la prima volta il vescovo della diocesi di San Miniato incontrava le conferenze vincenziane di La Rotta e Ponsacco, uniche presenti nel territorio sanminiatese.
La San Vincenzo pisana, quale tappa di un percorso formativo intrapreso già da tempo, ha sentito la necessità di incontrare i vescovi delle proprie Diocesi per avere dono di indicazioni pastorali sulla carità dell’uomo.
L’apertura dei lavori è stato il saluto di benvenuto dei bambini del catechismo che, in modo semplice, hanno cercato di esprimere il loro pensiero, attraverso la proiezione di un video, sulle opere di misericordia corporali.
Il primo a parlare è stato il parroco di La Rotta, don Karuta Wenceslas che ha sottolineato quanto sia cara a lui la carità, la virtù teologale sulla quale ha fondato l’intero percorso catechistico e che è il cuore del Vangelo. «Dio è amore e senza la carità non c’è Dio. La carità è tutto! Ringrazio - ha aggiunto - tutti coloro che, cambiando i propri programmi, donano agli altri del tempo e condividono la propria vita con i più bisognosi». Ha sottolineato con forza quanto chi soffre abbia bisogno di luce e speranza e ha esortato a non stancarsi di fare il bene perché, se non desistiamo, a suo tempo mieteremo. don Karuta ha concluso il suo intervento con una bellissima immagine sull’ultimo giudizio, dal brano di Matteo, ricordando a tutti i presenti che, l’ultimo giorno, verremo giudicati solo ed esclusivamente sull’amore donato e che pertanto non dobbiamo fare finta di non vedere o vedere in modo strumentale, ma bisogna imparare a guardare il mondo con gli occhi di Gesù.
A seguire, il presidente del consiglio centrale, Carlo Scotini, ha espresso il desiderio che la San Vincenzo De Paoli incontri «uomini e donne nuovi, capaci di dire al Signore di amarlo, più del giorno prima!».
Toccante la testimonianza di Claudio Messina, membro della giunta nazionale, che ha condiviso la sua esperienza di volontariato iniziata nelle carceri dove, ancor di più, è necessario amare gli altri senza differenze. Lì ha imparato a non sentirsi amato di più da Dio perché "bravo e volontario" poiché non solo Dio ama tutti indistintamente, ma perché, se mai ci fosse distinzione, amerebbe di più coloro che inciampano e che cadono.
A queste prolusioni è seguita la tavola rotonda cui hanno partecipato il nostro Vescovo Andrea e il direttore della Caritas della diocesi di Pisa don Emanuele Morelli. Ha presieduto in veste di moderatore Don Roberto Canale, assistente spirituale della San Vincenzo di Pisa.
Mons. Migliavacca sollecitato su come la San Vincenzo possa sempre più innestarsi nella cornice ecclesiale, ha proposto quattro parole chiave. La prima è quella dell’ascolto. «Prima di porre attenzione al fare e alle opere, è necessaria una grande capacità di ascolto attenta e discreta alla povertà, che è il primo essere della Chiesa». La seconda parola richiamata è "discernimento", tanto cara anche a Papa Francesco. Quest’ultimo deve essere sia personale che pastorale. «Nelle occasioni di carità, siate discernimento per la Chiesa, andate fino in fondo, laddove è possibile incontrare Gesù. Insieme al bisogno, incontrate il cuore del bisognoso". Il "carisma" (o meglio i "carismi") è la terza immagine a cui ricorre per spiegare l’importanza della San Vincenzo nel panorama delle varie associazioni e realtà: "Paolo ci insegna che l’unico criterio per sapere se un carisma è un dono dello Spirito Santo, è vedere se è un dono "utile" alla comunità». L’ultima parola richiamata dal vescovo è "ecclesialità": «La Chiesa è una chiamata che raduna. La Chiesa non è il Papa, non è il Vescovo, ma l’intera comunità che è convocata dal Signore per effettuare un cammino insieme con pari dignità. Nelle comunità, infatti, le uniche differenze sono quelle di servizio. La San Vincenzo vive un’esperienza di ecclesialità, poiché riceve costantemente una chiamata che diventa missione, dono e servizio».
Don Canale ha ripreso e chiosato quanto riflettuto da Mons. Migliavacca: «Le quattro parole sono una vera e propria consegna per continuare la nostra formazione e le vorrei riassumere nei seguenti inviti: l’ascolto, come apertura continua all’altro; il discernimento, per ritrovare la nostra spiritualità; i carismi, per avere più coraggio ed infine l’ecclesialità per riscoprire la nostra fedeltà al Battesimo».
Don Morelli sollecitato a rispondere su come debba configurarsi un corretto rapporto tra Caritas e San Vincenzo, ha dato voce alle parole della lettera scritta dall’ arcivescovo Benotto di Pisa: «La San Vincenzo afferisce ai carismi, la Caritas afferisce ai ministeri». Don Morelli sostiene con forza che «non si possa prescindere dalla comunione, poiché senza comunione non si può vivere. È necessario avere uno sguardo penetrante e avere capacità di discernimento per creare comunione tra Vincenziani e Caritas. Nella Chiesa vale il principio di non fare da sé ciò che si può fare in tre!».