CERRETO GUIDI - Durante la prima domenica di settembre, a Cerreto Guidi, assistiamo ogni anno a una grande folla di persone che si reca al Santuario di Santa Liberata. Per molti, soprattutto forestieri, è l’occasione per far rientro nel borgo mediceo, rivedere le strade natìe, stringere ancora la mano a vecchi compagni di contrada. Accanto alle manifestazioni folcloristiche del palio, in onore della Santa piacentina, c’è infatti la fede, quella autentica, delle persone che cercano l’intercessione della vergine Liberata e che, educati sin da piccoli a rendere omaggio alla venerata immagine conservata nell’urna, rinnovano la tradizione di fede radicata di generazione in generazione.
Un tempo tutte le frazioni di Cerreto si fermavano per questa settimana di festa e preghiera, appena iniziata. Raccontano i più anziani che dai paesi vicini, soprattutto quelli del Montalbano, i fedeli accendevano fuochi in onore della Santa, come segno di devozione: insomma, era una festa sentita. Anche oggi il Santuario vive la settimana più importante dell’anno con grande vivacità. Le sante messe si susseguono ad ogni ora, la Congregazione di Santa Liberata si occupa del decoro e dell’animazione della liturgia insieme ai fedeli della comunità di Cerreto, fino a tarda sera chiunque può recarsi in preghiera. Quest’anno, ad aprire le cerimonie solenni della domenica, il vescovo di Massa Marittima Carlo Ciattini. Qui don Carlo - come lo chiamano - è di casa. È nato qui, la sua vocazione è nata qui. Ha voluto sottolineare, dopo la lectio divina, quanto grato sia stato alle belle cerimonie, che si svolgevano nella chiesa eretta Santuario nel 1966, per la sua scelta di vita successiva. Il prossimo anno si celebreranno, tra l’altro, i cinquant’anni dal gemellaggio religioso tra Cerreto Guidi e le comunità di Olgisio e Pianello Val Tidone, paese di nascita e di "nascita al cielo" delle due monache Faustina e Liberata. Il gemellaggio era stato fortemente voluto a quel tempo (nel 1968) dall’allora arciprete Renato Marconcini. Lo stesso Marconcini, insieme ad un gruppo di cerretesi, avanzò, l’11 settembre del 1967, l’idea di ripristinare le tradizioni popolari legate a Santa Liberata attraverso una rievocazione storica del palio. Quattro contrade, corrispondenti ai quattro quartieri del borgo, cui si accedeva dalle antiche porte del castello di Cerreto, si contendono il "palio del Cerro" nello scenario della Villa Medicea. La sera di domenica, dopo i giochi, la squadra vincitrice dona il palio alla Santa e in processione solenne scorta i sacerdoti con la reliquia dalla Pieve di San Leonardo al Santuario. Quest’anno è toccato alla contrada Porta Caracosta!
<+firmacoda>Alexander Di Bartolo