falchi

CASCIANA TERME - La scorsa settimana la decima Unità pastorale è stata coinvolta in un evento straordinario: il 50° di sacerdozio di don Angelo Falchi, dalla fine del 2010 parroco di Casciana Terme, e dal 2014, incaricato anche della cura pastorale delle tre piccole comunità di Collemontanino, Parlascio-Ceppato e Sant’Ermo. Viene da domandarsi: La celebrazione del 50° di sacerdozio di don Angelo. che si è conclusa il 24 settembre (il giorno anniversario è stato il 29 giugno), come va letta? È la festa di don Angelo come prete o è la festa della Comunità cristiana che ringrazia Dio per il dono del sacerdozio, dato a don Angelo per tutta la comunità?

Se fosse un dono alla persona, ogni prete potrebbe godere personalmente di quello che è, senza curarsi del coinvolgimento della comunità; ma siccome è un dono alla comunità, è ben giusto che sia l’intera comunità a ringraziare Dio e a gioire, indipendentemente da chi di questo dono è portatore. Nessuno si è fatto prete per se stesso. «Ogni sacerdote è scelto da Dio tra gli uomini e costituito a favore degli uomini nelle cose che riguardano Dio», dice la Lettera agli Ebrei (Eb 5,1). E S. Agostino diceva ai suoi fedeli: «Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo». Si potrebbe dire, quindi, che il dono del sacerdozio è come la fontana del villaggio: l’acqua dalla sorgente giunge alla fonte, ma per dissetare tutti, appartiene a tutti. Se si guarda al ministero sacerdotale, si nota che quello che il prete fa, non lo fa per se stesso, ma per gli altri. È come una stazione di servizio: non beneficia lui dei servizi che eroga, ma tutti gli altri. È il portacenere dell’umanità: su di lui tutti possono scuotere la cenere dei propri peccati e tutto ciò che ingombra e turba la coscienza. Vero intermediario tra Dio e l’uomo, tra il Cielo e la Terra. Beato quel prete che mostra al peccatore, al disperato, il volto misericordioso di Dio e nella preghiera per il popolo sa presentare a Dio le piaghe e le sofferenze degli uomini, suoi fratelli. Ecco allora che l’essere sacerdote non è un vanto per l’individuo che è investito di questo carisma; è piuttosto un grande dono che il Signore fa ad una persona perché tutti ne possano beneficiare. Sempre S.Agostino diceva: «L’essere con voi cristiano mi dà onore; l’essere per voi vescovo, mi mette timore».
San Paolo dice: noi portiamo un grande tesoro in vasi di creta, col rischio che, se si incrina il vaso, si possa perdere anche il tesoro. Quanto è grande la nostra fragilità! Ecco perché sono benedette quelle comunità che pregano con insistenza per i loro preti, vivi e defunti, e per le nuove vocazioni, perché il Signore continui a scegliere tra gli uomini nuovi suoi ministri e li costituisca, ricchi di virtù, a favore degli uomini nelle cose che lo riguardano.

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