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Aneddoto raccontato da una maestra di scuola primaria pubblica.
I bambini di terza elementare devono imparare a memoria l’Atto di dolore in vista della prima Confessione. A scuola chiedono alla maestra d’italiano se possono ripeterlo con lei. C’è anche uno scolaro che è esonerato dall’ora di religione. Uno dei compagni gli dice sottovoce: «Tappati gli orecchi!».
Fa sorridere, ma fa anche pensare: quel bambino ha intuito che ci sono parole che non tutti posso ascoltare.
DALLA DIOCESI - La politica regionale si sta spendendo molto per il rilancio della cosiddetta zona costiera, ovvero il territorio che va da Massa fino a Grosseto e che pare essere quello che in questi anni ha assoribito in modo peggiore la crisi economica e istituzionale in atto. Un impegno che però lascia ancora più sole le zone dell’entroterra, come il territorio del Valdarno Inferiore e parte della Valdera. Una zona che è già stata al centro del dibattito politico nel corso della querelle sulla destinazione che il distretto del cuoio avrebbe dovuto avere nel futuro assetto delle Asl toscane ridotte soltanto a tre. Questo territorio si è presentato diviso anche quando è stato il momento di stringere sul futuro assetto istituzionale della nascente unione dei Comuni del Valdarno Inferiore, che ancora oggi stenta a decollare ed anzi pare un progetto morto e sepolto. Dunque, mentre la politica regionale guarda con giusta apprensione allo sviluppo economico della costa, il Valdarno rimane isolato e diviso nell’affrontare i rilevanti problemi che affliggono quella che è diventata una grande città policentrica.
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SAN MIINIATO - Di ritorno da Roma, mons. Migliavacca ha ripercorso i giorni vissuti con i vescovi italiani in occasione dell’Assemblea generale della Cei.
Eccellenza, questa è stata la sua prima volt alla conferenza episcopale italiana. Le sue impressioni?
«La partecipazione all’Assemblea generale della Cei, per me per la prima volta, mi ha fatto percepire e vivere il segno della collegialità episcopale, l’occasione per vedere e sentire che il ministero del vescovo, vissuto individualmente nella propria diocesi, appartiene ad una collegialità che è quella dei vescovi nel loro insieme, in comunione con il papa. E’ stato poi interessante il tema trattato: la riforma del clero. Infatti è stata occasione per un proficuo dialogo tra i vescovi e stimolo a rinnovare l’attenzione del vescovo verso ciascun sacerdote della propria diocesi. Infine particolarmente emozionante è stato l’incontro con il Santo Padre: le sue parole sono risuonate come stimolo e attestato di stima per i sacerdoti e la Chiesa che è in Italia. Molto arricchente il dialogo poi proseguito con Francesco, attraverso le domande dei vescovi».
Il santo padre nella sua prolusione ha scelto di parlare dei sacerdoti. Quali sono stati a suo avviso i consigli che ha riservato ai vescovi?
«Il papa ci ha invitato ad avere presente, davanti ai nostri occhi, un volto concreto di sacerdote e poi egli ha cercato di tratteggiarne la fisionomia. Mi pare che Francesco ci abbia invitato a guardare nella concretezza i nostri preti, apprezzando la loro vita, il loro ministero, i loro sforzi; egli ci ha invitato a portare il nostro contributo attraverso una presenza paterna, attenta a ciascuno e capace di dare anche stimoli e orientamenti concreti»
A suo avviso cambia la figura del sacerdote alla luce del tratteggio di Bergoglio?
«Le parole del papa mi pare che dipingano una figura di prete attinente a quella delineata dal Concilio Vaticano II, in particolare con Presbyterorum ordinis e poi con l’esortazione apostolica di san Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis. Più che una figura inedita di prete mi pare che il papa ci abbia invitato a ritrovare nei nostri sacerdoti i tratti da lui delineati, cercando di promuoverli laddove non dovessero essere vissuti. Non si tratta, mi pare, di una nuova figura di prete, ma di una riscoperta evangelica del ministero presbiterale.Il lavoro dell’assemblea poi, riprendendo il tema, ha stimolato ad interrogarsi sull’esercizio concreto del ministero del prete nel contesto attuale, ripensando e promuovendo le modalità ecclesiali di comunione, come le varie esperienze di unità pastorale, nelle quali reinterpretare il posto e il servizio del prete».
Il presidente Bagnasco invece ha parlato dell attualità, in particolare riguardo al tema delle unioni civili. Un tema molto controverso che divide e anima il dibattito ecclesiale..
«Il cardinale Bagnasco ha toccato varie tematiche nella sua prolusione. Riguardo alla comunità civile in Italia egli ha toccato vari temi, soprattutto il problema della carenza di lavoro e quindi della “fuga” dei giovani dal nostro Paese. Sono stimoli molto opportuni per riflettere anche come Chiesa che è in Italia. Circa le unioni civili il cardinale ha opportunamente richiamata il Magistero della Chiesa».
Che voto da a questa sua esperienza?
«Più che dare un voto riterrei di impegnarmi per trovare vie e occasioni per condividere alcuni degli stimoli raccolti all’Assemblea dei vescovi con i sacerdoti soprattutto e poi con le nostre comunità cristiane. Quindi, in sintesi, un giudizio positivo»
ROMA - La scorsa settimana si è svolta a Roma la 69ª assemblea generale della Conferenza episcopale Italiana, dedicata al «Rinnovameto del Clero».
Tra i presenti, in qualità di esordiente, anche il nostro vescovo Andrea, che ha sottolineato la particolare stima e attenzione manifestata dal Papa per i preti e il loro ministero pastorale: «Il Santo Padre ha invitato a riscoprire le motivazioni dell’essere sacerdoti e ha indicato le strade per il rinnovamento del Clero», ha affermato mons. Migliavacca.
Aprendo l’Assemblea generale papa Francesco non ha voluto offrire ai vescovi presenti «una riflessione sistematica sulla figura del sacerdote». Piuttosto - dopo aver salutato con qualche battuta quelli freschi di ordinazione - li ha esortati a «capovolgere la prospettiva» mettendosi in ascolto di «qualcuno dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità»: «Lasciamo che il volto di uno di loro passi davanti agli occhi del nostro cuore e chiediamoci con semplicità: che cosa ne rende saporita la vita? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è la ragione ultima del suo donarsi?». Le risposte a queste domande, ha spiegato, «vi aiuteranno a individuare anche le proposte formative su cui investire con coraggio». Anche perché, come ha ricordato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, accogliendo il Papa, «sappiamo quanto il nostro popolo guardi a noi, alla nostra missione di primi annunciatori dell’amore di Dio e di pastori chiamati ad avere a cuore ognuna delle persone e delle comunità affidate alla nostra cura pastorale».
MARTI - Un appuntamento importante è stato quello che ha riguardato la fraternità della Comunità Magnificat di Marti, mercoledì 11 maggio: il suo primo incontro con il vescovo della diocesi mons. Andrea Migliavacca.
Dopo un momento di preghiera, gli onori di casa sono stati fatti da don Fabrizio Orsini e da Federico Luisi, uno dei responsabili, il quale ha confermato che i valori della fraternità corrispondono a quattro grandi significative promesse: la povertà come “stile di vita”; il perdono permanente; la costruzione dell’amore che “porta a riconoscere in ogni fratello la persona di Cristo ed, infine, il servizio “a Dio, ai poveri, all’umanità, alla Chiesa”. La Comunità Magnificat, con le sue articolazioni interne, fa parte del Rinnovamento nello Spirito Santo del quale “condivide la vita” ma “in esso mantiene una propria autonomia”. I suoi carismi sono l’evangelizzazione e la promozione della vita comunitaria portati avanti tramite l’annuncio del “kerigma”, aiutando “le persone a riconciliarsi con se stesse, con i fratelli, con il Signore”.