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DALLA DIOCESI - La pubblicazione dell’Esortazione apostolica «Amoris laetitia» in cui Papa Francesco tira le somme dei due sinodi sulla famiglia recentemente celebrati ha fin da subito creato un vivace dibattito tra fedeli, sacerdoti, operatori pastorali anche nella nostra diocesi.
I temi spinosi trattati all’interno dell’ultimo documento firmato da Francesco sono molteplici: dalla pastorale dei divoraziati risposati all’ideologia gender, dal ruolo della famiglia nella società contemporanea all’approccio alle nuove forme di unione.
Ciò che fa discutere è soprattutto la preminenza che il Sommo Pontefice dà all’accoglienza della persona, da accompagnare nella gradualità del suo cammino, piuttosto che all’oggettività degli insegnamenti del Magistero riguardo al matrimonio e alla famiglia, che non possono certo essere modificati né tantomeno cancellati con un colpo di spugna. Si tratta dell’antico difficile equilibrio tra il «bastone e la misericordia» che da secoli caratterizza il Magistero della Chiesa, che di volta in volta può sottolineare di più gli aspetti dottrinali o quelli pastorali.
Non ci sono cambiamenti nei contenuti della fede e della morale ma sicuramente c’è una sfida, posta dal mutare delle sensibilità e dei rapporti sociali, che i vescovi, i parroci e tutti gli operatori nel campo dell’evangelizzazione sono chiamati a cogliere e ad affrontare.
C’è indubbiamente un aumento di responsabililtà: quali criteri devono guidare il discernimento, caso per caso, nel rapportarsi con chi ha alle spalle un matrimonio fallito e ha realizzato la propria vita in un’altra unione? Qual è il punto di equilibrio tra la non discriminazione delle persone e l’esclusione di un appiattimento che tende a equiparare ogni tipo di convivenza al matrimonio tra uomo e donna? Certo i criteri dovranno essere forniti perché le scelte pastorali dei singoli pastori non siano dettate da un arbitrio che nulla ha a che vedere con la carità cristiana.
DALLA DIOCESI - Lo ha scritto papa Francesco nell’enciclica Laudato si’: «Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio». Parole che non lasciano spazio a fraintendimenti, tenendo conto che l’insegnamento del Santo Padre in campo ecologico e ambientale è intrinsecamente connesso a quello sociale. Le scelte politiche riguardo allo sfruttamento degli idrocarburi e alla strategia energetica nazionale non sono moralmente indifferenti, anzi incidono profondamente sulla vita e la salute di tante persone e sull’economia di intere regioni italiane.
Questo è il punto cruciale della tornata referendaria del prossimo 17 aprile, volta a rinnovare o meno le concessioni governative per la trivellazione in mare entro il limite di 12 km dalle coste del nostro Paese.
Solo negli ultimi giorni i cittadini italiani hanno cominciato a interrogarsi sul quesito del referendum, nel completo silenzio delle Istituzioni. Un silenzio che mette in evidenza la vera posta in gioco del referendum. Il suo esito può indicare, infatti, che gli italiani pensano a un modello di sviluppo diverso da quello attuale, eccessivamente piegato alle logiche del mercato e poco partecipativo.
In questa direzione, nelle scorse settimane, si sono espressi alcuni vescovi, organismi diocesani e comunità ecclesiali, soprattutto nelle regioni centro-meridionali, che si sono apertamente schierati in favore del sì al referendum La guerra alle trivelle, ha affermato mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, esprime la visione dell’ecologia integrale di papa Francesco, secondo cui «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».
Esprimendo la posizione della Conferenza episcopale italiana, il segretario generale, mons. Nunzio Galantino ha invitato a «coinvolgere la gente a interessarsi alla questione». Manca il confronto ed invece bisogna parlarne. Senza fermarsi al singolo esito del referendum di questa domenica, perché – ha sottolineato Galantino – «non si tratta del solo problema delle trivelle, domani ci sarà quello del nucleare, poi altri ancora».
Anche come cattolici siamo chiamati a occuparci attivamente anche delle questioni di politica ambientale in vista dell’adozione di nuovi stili di vita, in sintonia quella che papa Francesco chiama la «conversione ecologica».
SAN MINIATO - La scorsa settimana abbiamo ricordato il sacerdote e soldato Giuseppe Agnoloni, che figura nell’elenco dei presbiteri della Diocesi chiamati alle armi durante il primo conflitto mondiale. Prima della Grande Guerra però egli aveva seguito un brillante cursus honorum di studente, terminando la teologia nel Seminario sanminiatese (1909) e poi iscrivendosi all’Università di Pisa al corso di Laurea in Scienze naturali (anno accademico 1911-1912). Una foto inedita dagli archivi d’ateneo ci mostra il giovane Agnoloni, matricola universitaria. Già in quegli anni egli mostra una grande propensione al viaggio, al visitare luoghi nuovi, allo spostarsi. Passione che segnerà tutta la sua vita: aveva visitato tutti i continenti e molti stati del mondo conseguendo quelle conoscenze dirette degli ambienti naturali che gli permetteranno di appassionare decine di studenti del seminario nelle sue lezioni di geografia.
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FUCECCHIO - «La luce del Signore risorto fa brillare in maniera ancora più speciale i colori di ciascuno di voi, già illuminati dal sole di questa splendida giornata"! Con queste semplici ma incisive parole ha esordito il Vescovo Andrea nel salutare la comunità cristiana della parrocchia San Giovanni Battista radunata di fronte all’Ospedale San Pietro Igneo di Fucecchio, giunta in gran numero per accogliere il suo pastore.
Al rullare dei tamburi e al suono delle chiarine delle contrade del Palio cittadino, il Vescovo Andrea è stato accolto dai sacerdoti e fedeli della Collegiata, dalle autorità civili e militari, dalle varie associazioni e movimenti della comunità fucecchiese. C’era attesa, trepidazione e gioia per questo primo incontro con il nostro giovane pastore: per presentargli con orgoglio la nostra realtà cittadina, la sua lunga storia di cristianità - come ci ha ricordato il prof. Malvolti nel presentare un piccolo volumetto sulla chiesa fucecchiese già a suo tempo commissionatogli dal compianto don Mario Santucci -, per condividere con lui le sfide dell’annuncio del Vangelo che ancora oggi - come ci ricordava la liturgia odierna - spingono a prendere il largo, fiduciosi che il Signore risorto non farà mancare ai suoi discepoli un’abbondante e fruttuosa pesca.
Dopo i saluti, i giovani Shalom hanno lanciato un bel messaggio di pace con uno spettacolo musicale fatto di riflessioni e canti che hanno coinvolto la comunità radunata nel monastero di San Salvatore. Davvero una bella e incisiva testimonianza!
La Santa Messa animata dai cori degli adulti e dei giovani della Collegiata è stato il culmine della giornata, dove i doni e i carismi della comunità sono stati simbolicamente condivisi con il pane eucaristico che il Signore anche in questa terza domenica di Pasqua ci ha donato per proseguire il cammino. Un cammino che il Vescovo Andrea ha invitato tutti e ciascuno a percorrere, immedesimandoci ora nei pescatori che magari ancora un po’ timorosi o delusi dal non aver compreso la Parola del Signore si ritrovano con le reti della pesca vuote, ora nel discepolo amato che riconosce il Maestro dai piccoli ma significativi segni della sua presenza, ora nel pastore che è chiamato con misericordia a chinarsi sui fratelli e a farsene carico perché sia più lieve il cammino. Sicuramente - concludeva così il Vescovo Andrea - il Signore nella nostra vita ci darà la grazia per sperimentarci in tutte queste tre dimensioni se, come Pietro, sapremo rispondere con fiducia alla sua Parola che ancora oggi rivolge a ciascuno: "Seguimi"!
Al termine un pranzo conviviale, ben preparato dalla cuoche volontarie della parrocchia, ha permesso di vivere un ulteriore momento di fraternità e conoscenza reciproca tra il Vescovo Andrea, i sacerdoti dell’unità pastorale e i molti rappresentanti di associazioni e movimenti.
CAPANNE - ll 1° marzo è uscito il CD e il libro intitolato viaggio di un piccolo principe, ispirato al celebre racconto di Antoine de Saint Exupery. Le canzoni del CD sono quelle dell’omonimo spettacolo che due cantautori portano in teatro da quasi 3 anni. Mario Costanzi è sacerdote a Poggibonsi (SI) mentre Francesco Gronchi abita a Capanne.
La band acustica che li accompagna è composta da musicisti professionisti, tra cui Lorenzo Alderighi al basso e Francesco Carusi alla batteria. Mario Costanzi e Francesco Gronchi suonano le chitarre acustiche e cantano. Durante le canzoni l’illustratrice Laura Mariotti esegue acquarelli colorati ispirandosi alla grafica originale dell’autore del Piccolo Principe. Un lettore-attore legge, in alcuni momenti, alcuni brani tratti dal Piccolo Principe, con sottofondo musicale.