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CORAZZANO - Il 13 febbraio 2016, benedetta dal vescovo Andrea, è stata riaperta la pieve di Corazzano. Giornata particolare, segnata da un tempo inclemente e da un desiderio lontano nel tempo. Credo di aver scattato le prime fotografie in bianco e nero della pieve nel 1966, quando il portone logoro era sprangato e la bifora era chiusa da pezzi di compensato. Ricordo i primi tentativi di restauro di Luciano Marrucci, il quale si preoccupò che l'edificio non fosse sopraffatto dalle forze della natura. Dal tetto pioveva, ai segni dei secoli si univano gli incomprensibili interventi umani e una patina grigia velava tutto l'interno. Per avere un'idea di questo complesso, bisogna salire a Balconivisi e guardare la Valdegola. Il punto rosso della pieve è come un semaforo, non può passare inosservato.
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«Cari fratelli, care sorelle, la liturgia e il cammino dell’anno liturgico ci introducono oggi nell’itinerario quaresimale, con la celebrazione della prima domenica di quaresima. Si tratta di avviare un cammino, di entrare in un itinerario. E la meta è la Pasqua del Signore, Pasqua di risurrezione, di vita, di gioia. La quaresima è un entrare, passo dopo passo, nella Pasqua di Cristo. Essa è una pratica che si ripete ogni anno, ma è insieme immagine del cammino di tutta la vita: tutta la nostra esistenza è un entrare sempre più nella luce del Risorto.
Quaresima, itinerario, entrare… Sono le parole con cui ho iniziato questa omelia e che richiamano l’avvio della quaresima. Sono parole che potremmo ripetere in riferimento alla Porta santa.
PONSACCO - Dopo l’apertura della porta santa in cattedrale, segno del cammino di conversione di tutta la diocesi e di quella del santuario di san Romano che invita a riconoscere il dono grande della famiglia, l’ultima porta santa della diocesi, la porta della carità, è stata aperta sabato 13 Febbraio da S.E. mons. Andrea Migliavacca nella chiesa parrocchiale di Ponsacco.
Prima di ringraziare don Renzo Nencioni, gli altri sacerdoti e tutti coloro che sono intervenuti, il vescovo , nella sua omelia, ha indicato una strada, la strada della carità intesa come “esperienza dell’essere amati e di amare, esperienza di misericordia”. Ma come si può sperimentare questa carità? “La parola che abbiamo ascoltato” ha detto mons. Migliavacca “ci presenta l’immagine del deserto … luogo simbolico del cammino dell’esodo … dove si impara a vedere e a raccogliere il frutto proprio della carità che è l’amore”. Entrare nella porta santa significa, allora, sentire la voce del signore che ci guida in questo deserto e ci dice: “Amico, amica, io amo te, ti seguo con amore, ti accompagno con amore di padre”.
DALLA DIOCESI - Due giornate all'insegna dell'incontro con il mondo del lavoro e le aziende del distretto conciario di Santa Croce e San Miniato.
Nella due giorni il vescovo ha visitato le realtà di San Miniato e Santa Croce, accompagnato dai sindaci e dai rappresentanti delle associazioni di categoria.
Accompagnato dal presidente del Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, Michele Matteoli e dal sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, il vescovo nel corso del primo giorno ha incontrato titolari e i dipendenti di alcune aziende del territorio: Lamonti Cuoio, Bluetonic e Artigiano del Cuoio.
«Sono felice di conoscere questa importante realtà per il territorio della diocesi, che dà lavoro a tante persone e tante famiglie. Una realtà per me nuova - ha affermato il vescovo - perchè a Pavia non esiste un distretto industriale simile. Ho apprezzato la bellezza dei prodotti e l'operosità e creatività degli operai e degli addetti. Voglio dire che questa non è che una prima presa di contatto con questo mondo, sicuramente tornerò, anche informalmente, a visitare le altre aziende.
Mons. vescovo ha preso parte anche alla premiazione del concorso Amici per la Pelle, presso le scuole medie di Ponte a Egola, salutando i giovanissimi partecipanti: «Vedendo i lavori che avete fatto, mi viene da suggerire che la scuola mette insieme la fantasia e l'intelligenza, che insieme formano la creatività. Ecco, l'augurio che faccio e che possiate crescere tutti usando la fantasia e l'intelligenza, per vivere vita con creatività».
Nel primo pomeriggio il vescovo con la delegazione ha visitato la struttura e i dipendenti del Cuoiodepur di San Romano, ringraziando i lavoratori per quel che fanno «per l'ambiente e per la collettività».
Nel secondo giorno di visita al Distretto il vescovo ha incontrato il comune di Santa Croce sull'Arno e il comitato d'area a cui partecipano le parti sociali ed economiche di tutto il Valdarno inferiore.
Dopo una presentazione delle caratteristiche e delle criticità della comunità di Santa Croce da parte del sindaco Giulia Deidda e della giunta comunale, l'incontro è proseguito assieme ai rappresentanti delle associazioni di categoria, ai sindacati, ai rappresentanti delle istituzioni e di alcuni sindaci del territorio.
Sono stati affrontati i temi principali dell'agenda politica del Valdarno. In particolare il sindaco Deidda ha dipinto una panoramica del lavoro svolto dal comitato d'area negli ultimi vent'anni, che oggi rappresenta il luogo di discussione e confronto sulle tematiche economico politiche del comprensorio.
Nella presentazione delle associazioni di categoria e dei sindacati è stata sottolineata la grande attenzione al problema del lavoro, alla tematica ambientale e anche al tema dell'accoglienza e dell'immigrazione.
Nel suo saluto, mons. Andrea ha ricordato la vicinanza della chiesa al mondo del lavoro, attenzione che si è manifestata nel corso del tempo con molti gesti simbolici e anche con interventi del Magistero e di dottrina sociale, a partire dalla Rerum Novarum, fino all'enciclica Laudato Sì, interamente dedicata all'ecologia e alla salvaguardia dell' ambiente. Il vescovo ha voluto rimarcare l'attenzione della chiesa diocesana al distretto industriale, grande ricchezza di questo territorio che da lavoro a tante famiglie. Il vescovo ha voluto rinnovare la propria dispinibilità a visitare in altre occasioni le altre realtà del territorio.
Mons. Migliavacca, inoltre, parlando della presenza importante degli immigrati come risorsa per il comprensorio e la presenza di una comunità islamica nel comune di Santa Croce ha dichiarato: «Il tema dell'immigrazione nel nostro territorio che ha specificità e problematiche proprie, incrocia il confronto con l'Islam, considerato che molti degli immigrati appartengono a questa religione. Rispetto all'Islam, illuminati dallo sguardo che il Concilio Vaticano II ci ha dato, ci poniamo con atteggiamento di rispetto e di dialogo. Per questa ragione c'è piena disponibilità alle occasioni possibili di incontro, consapevoli e nel rispetto delle differenze».
La visita è proseguita nell'azienda Dolmen, dove sua Eccellenza ha potuto conoscere le varie fasi di produzione e rifinizioni dei prodotti di pelletteria di una delle tante eccellenze del comprensorio. Successivamente il vescovo si è spostato in visita al depuratore Aquarno, dove ha incontrato gli operatori dell'azienda di depurazione.
La mattina si è conclusa in visita alla Casa di Riposo G. Meacci di S. Croce, con l'incontro con gli anziani.
DALLA DIOCESI - Addio a Pietro Pfanner, “papà” della Fondazione Stella Maris. E’ il titolo con cui i giornali toscani hanno annunciato la scomparsa, all’età di 86 anni, del professore a cui si deve la nascita dell’Istituto di Calambrone. Professore ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università di Pisa, per decenni Direttore Scientifico della Stella Maris, Pietro Pfanner è stato anche Direttore per molti anni della Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Pisa e della Scuola di Specializzazione per Insegnanti di Sostegno, docente coordinatore del Master universitario di Psicopedagogia delle Disabilità con sede a Lucca. Discendente di una storica famiglia lucchese, con la sua morte sparisce una parte importante della medicina e della scienza italiana e internazionale per la cura del bambino con disturbi psichiatrici.
Vivo resta il suo ricordo nella "sua" Stella Maris. “ Ho conosciuto il Prof. Pietro Pfanner - dichiara avv. Giuliano Maffei, Presidente della Fondazione _ , nostro fondatore bemerito, negli ultimi anni della sua missione di Scienza e di Amore in Stella Maris. Mi ha sempre colpito la sua capacità di saper rappresentare con grande intelligenza, entusiasmo e stupore ogni argomento scientifico, culturale, umano o spirituale. Con questo suo modo così elegante ed autorevole, faceva percepire a tutti l’importanza ed il senso delle cose. Un vero Maestro carismatico che ha avuto il privilegio di poter donare a tanti bambini e famiglie provenienti da ogni parte d’Italia, una migliore qualità della vita ed una Speranza. Grazie Professore per ciò che ha fatto, sono contento di averla conosciuta. Continueremo la sua opera nelle strade che ci ha indicato con i valori che ci ha trasmesso.“
Il ricordo di un allievo diventando anche lui punto di riferimento scientifico di rilievo: Giovanni Cioni, ordinario di Neuropsichiatria Infantile dellUniversità di Pisa, e Direttore Scientifico della Stella Maris.
“Come tanti medici, psicologi, colleghi di altre professioni, studenti che volevano cambiare il futuro dei bambini affetti da disturbi del sistema nervoso, sono venuto a Pisa da unaltra città e da unaltra università, per studiare con il Prof.Pfanner, allIstituto Scientifico Stella Maris, da lui fondato più di 50 anni fa e fatto diventare il più grande Ospedale per la Neuropsichiatria Infantile del nostro paese _ ricorda - . Sono stato poi tra quelli che ha avuto la fortuna di poter restare al suo fianco per tanti anni, apprezzando ogni giorno di più il suo rigore scientifico, il suo impegno sociale per luomo, i suoi continui riferimenti alla cultura, di cui era colmo grazie ai suoi studi e alla sua curiosità per la filosofia, la musica, la letteratura. Era capace di entusiasmarsi per le novità della ricerca e di entusiasmare i suoi allievi, ma anche di grande misura ed equilibrio. Le lezioni che ci lascia sono tante e grande la responsabilità di continuare nel suo nome il difficile compito della ricerca e della cura dei tanti bambini ed adolescenti che giungono presso il nostro Istituto”.
Il dr. Roberto Cutajar, Direttore Generale del IRCCS, ha vivo il ricordo del professore ora scomparso: “Ho avuto la ventura di collaborare col prof. Pfanner nella gestione della Fondazione Stella Maris nei miei primi cinque anni di incarico di direttore generale dell’IRCCS, tra il 2003 ed il 2008. Era un momento un po’ difficile per l’Istituto non solo per alcune importanti difficoltà nel bilancio, ma anche perché la situazione richiedeva alcuni cambiamenti fondamentali nella strategia. Da una parte v’era la necessità di introdurre degli elementi di aziendalizzazione in un settore specialistico dove la relazione umana col bambino è una componente fondamentale dell’intervento, dall’altra occorreva rivisitare le intese con la Regione sulle attività di ricerca, assistenza e formazione, modernizzandone gli obiettivi strategici, guardando avanti almeno per i successivi 15 anni. In questa opera fu fondamentale per me la vicinanza del prof. Pfanner. Il suo continuo richiamo ad una visione ‘globale ed olistica’ del bambino, dove la puntuale conoscenza neurobiologica della mente infantile deve sempre coniugarsi con l’essenza unica della sua soggettività, è stata per me un faro luminoso anche nelle decisioni più meramente di tipo tecnico-gestionale. Questo vero e proprio amore per il bambino si attualizzava in ogni occasione della vita quotidiana nell’Istituto. La sintesi dei questo importante processo storico si concretizzò nel nuovo Protocollo d’intesa con la Regione toscana firmato nel 2005, momento di passaggio dopo i primi 50 anni della Fondazione, di cui il professore ebbe ad incarnare la migliore sintesi di una tradizione valoriale forte con una visione fortemente anticipatoria del futuro. La soddisfazione che egli espresse per le nuove vie della Stella Maris che si disegnavano nel nuovo Protocollo d’Intesa, ci dette l’intima sicurezza che stavamo procedendo nella direzione giusta, quella della salvaguardia della salute psichica del bambino inteso come persona. Grazie professore per il suo sostegno umano e scientifico in quegli anni un po’ difficili. Personalmente, non la dimenticherò mai!”