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SAN MINIATO - La pace, la nonviolenza, il servizio alle comunità. Questo in sintesi il senso delle parole del Vescovo Andrea in occasione dell’ormai tradizionale consegna del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace ai sindaci, agli amministratori e alle forze dell’ordine dell territorio diocesano.
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Il 20 dicembre di un anno fa faceva il suo ingresso solenne in San Miniato il Vescovo Andrea Migliavacca, originario della provincia pavese. Il suo arrivo segnava l’inizio di un nuovo cammino per la diocesi, che in questo anno ha imparato a conoscere questo giovane pastore dallo stile così originale.
Dall’incontro con la diocesi sanminiatese sono scaturite proprio pochi giorni fa le prime indicazioni, nella lettera pastorale «Con Vento Favorevole», che lancia uno sguardo pieno di fiducia verso il futuro a ffida alla guida della «luce gentile» di Dio i passi della nostra chiesa.
Tanti auguri Vescovo Andrea.

Ecco le due testimonianze dei novelli diaconi, in ordine, quella di Luca Carloni e Massimo Meini

 

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Luca Carloni (il primo da sx)                                         Massimo Meini             

DALLA DIOCESI - “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,43-45). Quello a cui ci chiama Gesù è qualcosa di straordinario, che va oltre ogni logica umana. Ci dice che per essere grandi, per ricoprire un ruolo importante, bisogna essere servitori e non re, bisogna essere ultimi e non primi. Gesù ci ha mostrato che è lavando i piedi a chi abbiamo vicini che si diventa grandi, ci ha fatto vedere che la veste regale è quel grembiule di cui si cinse nell’umile gesto della lavanda dei piedi, la posizione da re è quello stare chinato a terra a lavare i piedi a noi. Essere ultimo, è questo un grido che sento rimbombare nel mio cuore, essere semplice, sempre pronto a mettermi al servizio di chi mi sta di fronte. Essere ultimo per poter vedere tutte le necessità che i fratelli e le sorelle hanno, essere ultimo per avere uno sguardo pastorale su chi condivide la strada con me.

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SAN MINIATO - Il prossimo 29 novembre ricorrerà il primo anniversario della morte di don Luciano Marrucci. A lui la rivista «Erba d’Arno», nel numero 144-145 (2016) ha dedicato un bel ricordo a firma di Carlo Lapucci che ne tratteggia con sensibilità il profilo e offre una breve bibliografia ragionata delle sue opere. Riportiamo qui alcune commoventi pennellate con cui Lapucci ritrae la figura e il carattere dell’amico: «Luciano era fatto come la sua casa a Moriolo. Quando l’incontrai viveva solo: un mondo dal quale era bandito l’ordine, la convenzione, dove ogni cosa occupava il posto che le pareva, senza che il padrone la costringesse a stare dove sarebbe stato naturale cercarla. Fu per me una sorpresa solo iniziale perché ben presto fu chiaro che l’ordine naturale delle cose non era stato abbandonato per faciloneria o trascuratezza, ma per una scelta, se non precisa, determinata e cosciente, di una vita secondo valori che stanno al di là di molte di quelle convenzioni che ordinano e conformano l’assetto comune e convenzionale della quotidianità delle persone.

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SAN MINIATO - Anche quest’anno ci accingiamo a vivere l’avvento e il periodo natalizio con una attenzione ai bisogni emergenti intorno a noi. Tante saranno le iniziative personali e parrocchiali che ci vedranno impegnati, ma come gli altri anni vogliamo prendere un’attenzione precisa che coinvolga tutta la Diocesi. Il nostro vescovo mons. Andrea Migliavacca ci ha chiesto di continuare a seguire le zone del Centro Italia colpite dal terremoto. Abbiamo già svolto una giornata di raccolta specifica, la quale ha dato il risultato di circa 30.000,00 euro, già inviate alla Caritas Italiana. Sappiamo però che i bisogni continuano ad essere tanti e, mentre la Protezione Civile e le varie Amministrazioni locali e statali intervengono con le strutture provvisorie per ospitare i tanti sfollati, la Caritas si è assunta il compito di seguire in loco le comunità, di aiutarle nelle loro necessità primarie e di accompagnarle anche nelle ferite interiori portate dalla morte di persone care, dalla perdita della casa e dalla paura per le scosse che continuano. Su indicazione della Caritas Italiana ogni Caritas regionale si farà carico di alcune comunità precise.

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